Crosetti chiede le dimissioni di Mancini e Gravina: sono come i politici che danno sempre la colpa agli altri

Su Repubblica. Neppure si pongono il dubbio di farlo, si autoassolvono. Ma a volte bisogna saper dire: scusate, ho sbagliato, me ne vado 

povera italia

Roma 12/07/2021 - Nazionale di Calcio Italiana a Palazzo Chigi / foto Pool/Insidefoto/Image Sport nella foto: Mario Draghi-Gabriele Gravina-Roberto Mancini

Su Repubblica, Maurizio Crosetti chiede le dimissioni di Roberto Mancini e Gabriele Gravina dopo il flop della qualificazione al Mondiale della Nazionale italiana.

“Tutti colpevoli, nessuno responsabile. Vecchia storia molto italiana. In questa specie di simulazione della vita che è il calcio, ma anche viceversa, i due grandi capi della squadra (Mancini) e della Figc (Gravina) non soltanto non si smuovono dalle loro seggiole, ma neppure si pongono il dubbio. Dimettersi? Ma quando mai. Autocritica? E perché?”.

Tutti fanno finta di niente, scrive. Siamo fuori dai Mondiali per la seconda volta di seguito e

“nessuno paga, nessuno chiede scusa, nessuno rimette il mandato anche solo per dovere istituzionale, magari per farsi ribadire la fiducia”.

Continua:

“Siamo al punto che un citì umiliato in casa dai macedoni ci fa un favore se rimane, e dobbiamo pure convincerlo; e che il presidente di un movimento allo sbando, litigioso, pieno di debiti e di stranieri, incapace di organizzare una didattica calcistica che porti a produrre anche solo per sbaglio qualche buon giocatore, sostiene che soltanto un folle può legare la politica sportiva ai risultati sul campo: eccolo, presente, il folle sta scrivendo questo articolo”.

E ancora:

“Autoassolti e rassegnati, ma anche coperti dallo scudo scintillante di un Europeo vinto, Mancini e Gravina sembrano quei politici che danno sempre la colpa agli altri“.

Nessuno nega i loro meriti, scrive,

“ma cosa ci attende se restano entrambi? Che forza avranno, adesso? Quale credibilità? Le altre componenti del sistema sono pronte tutte ad appoggiarli per la ricostruzione? Serve un’investitura piena. O alla prima divergenza si alzerà qualcuno in fondo alla sala e dirà: okay, ragazzi, però la Macedonia… È irritante questa fuga dalle responsabilità. E non è accettabile negare qualunque riflessione sulla gravità del momento”.

“Se dal 2010 siamo scomparsi dai radar, persino l’impresa di Wembley può essere considerata l’anomalia dei piccoli che sanno essere grandi per un solo mese. Può succedere di perdere, e di perdere ancora. Ma poi bisogna saper dire me ne vado, scusate, ho sbagliato, con la testa e con il cuore ciao ciao”.

 

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