ilNapolista

Dumfries: «Le parole italiane che più conosco sono “uomo” e “scivola”, mi servono per sopravvivere in campo»

Alla Gazzetta: «Inzaghi? È “dentro” il match, lo gioca, è come se corresse con noi. All’Inter tanti si allenano anche durante i giorni di riposo. In Olanda non succede»

Dumfries: «Le parole italiane che più conosco sono “uomo” e “scivola”, mi servono per sopravvivere in campo»
Db Milano 22/12/2021 - campionato di calcio serie A / Inter-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Denzel Justus Dumfries

La Gazzetta dello Sport intervista Denzel Dumfries, centrocampista dell’Inter. Parla della sua esperienza italiana, dice di ascoltare molto i compagni, perché questo lo aiuta ad imparare.

«Tutta la mia vita e la carriera sono basate sul miglioramento. Sul lavoro e il miglioramento. Si può apprendere da tutto».

Uno dei momenti più duri della stagione è il rigore causato contro la Juventus.

«Il momento più duro. Mi è caduto il mondo addosso: essere coinvolto in quell’episodio in una delle partite più importanti dell’anno… Ma già dal giorno dopo ho sentito l’aiuto del club e ho provato a ritrovare l’equilibrio mentale. La settimana dopo a Empoli D’Ambrosio ha segnato ed è venuto ad abbracciarmi: non mi era mai successo, è stato uno shock positivo, un’emozione. Ho capito che tutti erano dalla mia parte».

Su Inzaghi:

«Mi colpisce la sua determinazione, il modo passionale con cui sente le partite che non avevo mai visto. È “dentro” il match, lo gioca, è come se corresse lui stesso con noi. Si vede che è una guida, uno che sa connettere le persone: questo ti resta dentro».

Dumfries sta studiando italiano.

«Le parole che più conosco sono “uomo” e “scivola”, mi servono per sopravvivere in campo».

Gli chiedono cosa l’abbia colpito, soprattutto, dei compagni, finora.

«Cito un episodio: in un giorno di pausa sono andato ad Appiano per la fisioterapia. Pensavo di essere solo e invece ho trovato 12-13 compagni. Sono rimasto stupito: in Olanda non succede, il riposo è riposo. Ma mi ha fatto capire il livello di professionalità di tutti».

Fondamentali, per la sua crescita, sono state le critiche.

«Ho imparato delle critiche: tutti quelli che mi dicevano che non ero capace, che non ce l’avrei mai fatta, in realtà mi hanno spinto a non mollare e andare sempre avanti. In fondo, la fiducia e la resilienza sono le mie doti. Pensate che da bambino scrivevo su tutti i muri della casa i miei sogni, gli obiettivi da raggiungere».

ilnapolista © riproduzione riservata