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Spalletti come il professor Keating ma il coraggio non è bastato. Applausi all’Atalanta

Senza cinque big, ha estratto Malcuit dalla setta dei calciatori estinti. Ha sfidato Gasperini sul suo terreno, lo ha fatto soffrire. Poi ha perso 3-2

Spalletti come il professor Keating ma il coraggio non è bastato. Applausi all’Atalanta

Il Napoli ha perso contro l’Atalanta. Ha perso 3-2 una partita bellissima per intensità, ardore, e anche qualità tecnica. Francamente non si può imputare nulla né alla squadra né tantomeno a Spalletti che – con cinque assenti importanti – se la sono giocata a viso aperto, con invidiabile coraggio, contro una squadra in forma (alla quinta vittoria consecutiva) e pressoché al completo. L’Atalanta è una realtà non solo del calcio italiano. La vittoria di questa sera la candida seriamente alla conquista del campionato. La classifica è un trenino: Milan 38, Inter 37, Napoli 36, Atalanta 34. Da queste quattro verrà fuori la squadra campione d’Italia. E tra queste l’Atalanta è la squadra che ha il modello di gioco più collaudato.

Spalletti non esce per nulla ridimensionato. Né lui né il Napoli. Il tecnico di Certaldo ci ha ricordato John Keating il professore-mito de L’attimo fuggente. “Capitano, mio capitano”. Perché tutto si può imputare a big Luciano, di certo non la mancanza di intuito e di coraggio. Soprattutto il coraggio. È un appassionato del suo lavoro. Ha studiato Napoli-Atalanta nei minimi particolari, consapevole di dover giocarsela senza cinque calciatori fondamentali (Koulibaly, Anguissa, Osimhen, Fabian Ruiz, Insigne) e con gli uomini a disposizione non aveva che un modo per affrontare la squadra di Gasperini. Scendere sul suo terreno e provare a metterla in difficoltà con le sue stesse armi. Il pressing alto, la marcatura uomo su uomo, l’alta intensità, la forza sulle corsie esterne. Una scelta coraggiosa perché profondamente rischiosa. Spalletti ha rischiato il naufragio. Com’è giusto che sia quando ti giochi tutto. E stasera Spalletti si è giocato tanto. Evidentemente ha una cieca fiducia nei suoi uomini, in questi mesi dev’essersi creato un rapporto ben più che saldo. Proprio come il professor Keating.

Dalla setta dei calciatori estinti ha estratto Kevin Malcuit. L’ha piazzato largo a destra nel 3-4-1-2. Difesa a tre, Malcuit dall’altro lato, davanti Mertens e Lozano (generosissima la sua partita, soprattutto il primo tempo) con Lobotka faro ancora luminoso ed Elmas (partitone il suo) e Zielinski a fare i guastatori. E Malcuit lo ha ripagato con una prestazione sbalorditiva. Ha creato il primo gol superando l’uomo sulla fascia e con cross basso per Zielinski. È stato il gol dell’1-1. E a inizio ha ripreso ha mandato Mertens in gol con un felpato tocco al volo.

L’operazione Atalanta era perfino quasi riuscita. Il Napoli ha recuperato l’iniziale vantaggio dei bergamaschi, è andato sul 2-1 a inizio ripresa, ha giocato come meglio non avrebbe potuto, poi ha ceduto. Ha ceduto a una squadra che non ha mai rallentato. Che non ha mai rinunciato a cercare la vittoria. Che è stata anche brava a usare il fallo sistematico, come ha giustamente sottolineato da Spalletti nel post-partita.

È stata una partita decisamente poco italiana. Primo tempo a ritmi marziani. Ma anche il secondo non ha scherzato. In avvio al Napoli è andata male: ha subito gol dopo pochi minuti. Doppiamente sfortunato: per il gol in sé (Mario Rui avrebbe dovuto chiudere prima con Malinovskyi) e perché è sfumato così l’effetto sorpresa che aveva messo in difficoltà i bergamaschi. Che dopo il gol hanno messo in mostra il proprio repertorio. Il Napoli è stato bravo a resistere, a soffrire. E quando ha potuto, con un’accelerazione di Malcuit sulla destra, ha creato l’occasione che ha portato al gol: cross basso che Zielinski che ci ha provato due volte: la prima è stata respinta, la seconda – rasoterra – è finita in rete.

La ripresa è cominciata col gol di Mertens che – servito da Malcuit – si è fatto mezzo campo e ha beffato Musso sul suo palo. L’Atalanta non si è mai arresa. Ha colpito un palo con Zapata, ha sfiorato ancora il pari di testa. E poi ha segnato con Demiral partito sul filo del fuorigioco e forse con Ospina che non gli ha chiuso bene lo specchio della porta facendo qualche passo in avanti. Al 66esimo. Altri cinque minuti e Freuler ha portato i suoi in vantaggio. Anche qui, Ospina non è stato impeccabile. Nel frattempo Spalletti ha fatto uscire Lobotka (infortunato), Mertens e Lozano per Demme, Ounas e Petagna. L’uscita di Lobotka, sul 2-1, ha pesato. Il Napoli ha accusato il colpo, forse anche la stanchezza. Ma ci ha provato fino alla fine e ha avuto le chance per pareggiare, soprattutto con Petagna nel finale.

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