Simeone: «La meditazione mi ha aiutato. Sto cercando di convincere anche papà»
A Sportweek svela il segreto di questa stagione travolgente: «Anche prima delle partite medito qualche minuto. Mi piacerebbe trasmetterlo ai colleghi perché il calcio è frenetico»

Verona 24/10/2021 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Lazio / foto Image Sport nella foto: esultanza gol Giovanni Simeone
Giovanni Simeone ha raccontato a Sportweek i segreti di questa stagione super dove nelle prime 17 giornate ha già raddoppiato il bottino dei gol segnati in tutta la scorsa stagione: 12 contro 6. Nessun segreto in realtà, se non la sua vita, serena, tranquilla, fatta di tanti odori e profumi, quelli che gli regala la terra che lo circonda e in cui ama passeggiare con Marvel, il suo Australian Sheperd.
Arrivato A Verona abitava in centro, ma poi ha deciso di trasferirsi fuori dalla città e dal caos e forse questo gliha dato qualcosa in più anche in campo
“Ho imparato molto dalla meditazione. E passeggiare, osservare, annusare, è una sorta di meditazione: il semplice fatto di godersi il momento significa meditare. E meditare vuol dire sentirsi ancorato alla realtà di quel preciso momento; sentirsi presente, vivo, nel posto giusto. Quando medito entro in un’armonia tutta mia che mi permette di trovare equilibrio. Un equilibrio che porto in campo”
Ovviamente non basta la meditazione per migliorarsi in campo, ma da quando ha imboccato questa strada Giovanni si sente rinato. Tutto è cominciato a Genova
“Poco dopo essere arrivato in Italia. Mio padre in Spagna ad allenare, il resto della famiglia in Argentina, gli amici lontani: per la prima volta ero solo, e odiavo stare da solo. Ho cominciato a provare a rilassarmi prima di andare a letto la sera. Un’ora, seduto sul divano. Accendevo una candela, l’incenso, e mi concentravo su una tecnica di respirazione. Dopo, mi sentivo bene. Quest’anno ho deciso di fare un passo avanti, dedicandomi alla meditazione vera e propria perché ho capito che mi indirizza verso ciò che so fare. Ho conosciuto una maestra di yoga che incontro due volte a settimana. Secondo lei, il nostro secondo cervello sta nella pancia: se la mia sta male, al martedì mi cura quella, perché dice che mi è rimasta dentro l’ultima partita. Al giovedì facciamo tecnica di respirazione”.
Il prossimo passo? Quello di convincere gli altri a seguirlo
“Sto cercando di convincere mio padre e mio fratello, calciatore come me, a provare. Papà è vecchio, e i vecchi sono duri da convincere. Ma, dopo che Gianluca gli ha detto che con lui stava funzionando, mi ha chiesto: ‘Un giorno mi fai vedere come si fa?’. Infine, qui a casa ho una piccola stanza all’ultimo piano: mi metto lì prima o dopo cena, nella penombra, seduto su un cuscino. Anche prima delle partite medito qualche minuto”.
Perché Simeone vorrebbe essere di esempio per i colleghi.
“Il mondo del calcio va troppo veloce, vive nell’ansia della partita e del risultato. Ma questo vuol dire vivere poco e male. Ti alleni due ore al giorno, e in quelle due ore ti ammazzi di fatica. Se non riesci a godertele, se non ricordi e tieni a mente che quella fatica è fare ciò che ami, cosa ti resta? A 35 anni sarà tutto finito, e rischi di andare in depressione come tanti altri prima di te. Perché solo allora ti accorgi che non ti sei goduto niente, che hai solo rincorso la prestazione, il gol, il risultato, con la paura che ti sfuggissero”.