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Sarri, come Fiorini, può entrare nella storia della Lazio e nel cuore dei laziali

Una tifoseria che ama l’epica della sconfitta, ha trovato il proprio uomo. Li porterà prima o poi a un nuovo indimenticabile spareggio con Taranto e Campobasso

Sarri, come Fiorini, può entrare nella storia della Lazio e nel cuore dei laziali

Giuliano Fiorini. È lui, il calciatore prematuramente scomparso, il simbolo della lazialità. Chiedi chi era Fiorini. E chiedi a un laziale se è più legato a Christian Vieri o a Fiorini. Se è un vero laziale, non tentennerà neanche un secondo. Giuliano Fiorini segnò uno dei gol più importanti della storia della Lazio. Ultima giornata di Serie B del campionato 1986-87, Eugenio Fascetti in panchina e soprattutto meno nove in classifica. Si gioca Lazio-Vicenza, serve una vittoria per andare agli spareggi per non retrocedere in Serie C. Spareggi con Taranto e Campobasso. A nove minuti dalla fine, Fiorini controlla una palla in area, si gira e segna. Sotto la Curva Nord.

Perché, a detta dei romanisti, il laziale adora l’epica della disgrazia. La sconfitta, il dolore, la sofferenza. Sarebbero autolesionisti, sempre a detta dei romanisti che poi tutta questa felicità non l’hanno mai vissuta.

Se il laziale ama soffrire e considera – ne siamo certi – l’autore del gol salvezza (in Serie B) superiore al centravanti dei trionfi europei, allora a Maurizio Sarri dovrebbero fare un contratto a vita. Non sappiamo quale virus si sia impossessato di Lotito. Sappiamo, noi ingrati napolisti, che Sarri è una delle peggiori iatture che possa capitare a una squadra di calcio. Ha goduto di una narrazione che nemmeno sui giornali cinesi. Ha vinto di corto muso uno scudetto e una Europa League. In entrambi i casi, è stato cacciato il giorno dopo. Al Chelsea aveva colpito per le sue idee innovative (“perché spendete tutti questi soldi per l’Academy? Non serve a niente”), alla Juventus soltanto l’autolesionismo di Paratici poteva prodursi in un simile ingaggio, Agnelli ha definito quella stagione «un anno di merda».

Sarri piace. Piace molto. Innanzitutto perché il mondo è decisamente più popolato da persone insoddisfatte, che si ritengono geni incompresi, rispetto a individui felici e appagati. Ciascuno crede di essere vittima di un complotto mondiale nei propri confronti. E Sarri è l’ambasciatore unico di questa categoria. Categoria che a Napoli ha una maggioranza schiacciante. Qui ha obiettivamente fatto bene, anche se nei momenti caldi è sempre crollato. Sempre. E non per colpa degli arbitri. Ma ha anche trovato una squadra costruita con i cosiddetti. Che non a caso l’anno prima – senza portiere, Reina non venne confermato da De Laurentiis – aveva vinto la Supercoppa, era arrivata in semifinale in Europa League e in Coppa Italia e aveva perso la qualificazione Champions per un rigore sbagliato da Higuain all’ultima giornata (proprio contro la Lazio). La narrazione ha sempre il proprio peso. Napoli odiava lo straniero Benitez, si è invece immediatamente rispecchiata nel genio incompreso e maltrattato di Sarri. “Siamo tutti Sarri”, questo era il concetto di fondo. Siamo tutti dei grandi incompresi. Come lo è Napoli. Siamo i migliori ma il mondo brutto e cattivo – governato dal Nord – non ce lo riconosce. E poi quel modo di comportarsi, fintamente ruvido, ipocritamente sopra le righe, come se davvero per lui una busta paga di 1.500 euro o di tre milioni fossero la stessa cosa.

L’ultimo dispetto a Napoli Sarri lo ha fatto venendo a Fuorigrotta con la Lazio e perdendo 4-0. Ha illuso Napoli e i napoletani, speriamo non Spalletti. Come se avessimo battuto il Real Madrid. Perché a Napoli, nonostante tutto, Sarri è ancora considerato poco meno di Guardiola. Non lasciatevi ingannare dai fischi.

E non solo a Napoli. I laziali sono felici di avere lui in panchina. Ma non sanno bene il perché. Glielo spieghiamo noi. Grazie a Sarri potranno rivivere l’epica della sofferenza. Giornate indimenticabili come quella del gol di Fiorini che evitò la Serie C. Meno comprensibile è Lotito ma prima o poi tutti si rovinano in nome del popolo. Anche quelli apparentemente più refrattari al populismo.

Date tempo a Sarri, cari laziali. E il remake dello spareggio con Taranto e Campobasso non ve lo toglierà nessuno. E allora sì che amerete il Comandante come il povero Fiorini.

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