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Il Guardian: «Mourinho ha già finito il ciclo degli alibi, alla Roma è diventato tossico»

“Era, forse, l’ultimo degli allenatori di personalità, dell’autorità carismatica. La scuola portoghese che lo ha formato è in ritirata”

Il Guardian: «Mourinho ha già finito il ciclo degli alibi, alla Roma è diventato tossico»
Roma 04/12/2021 - campionato di calcio serie A / Roma-Inter / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Jose' Mourinho

Prima l’arbitro, poi gli infortuni, i media, il destino e infine i suoi giocatori. Il ciclo degli alibi di José Mourinho in Inghilterra lo conoscono bene. E ora che lo osservano da lontano, lui e la sua Roma, ritrovano tutti i segni distintivi della sua strategia. Che prima era di lungo periodo, e che ora invece s’è accorciata. “La tentazione è di controllare il calendario. Ma no, è ancora il 2021 – scrive Jonathan Wilson sul Guardian – Mourinho è alla Roma da soli sei mesi. È solo che il ciclo del destino arriva sempre più veloce. Una volta, all’inizio del suo regno, queste cose durarono tre anni. Una stagione per costruire, una stagione di appagamento, una stagione di recriminazione e acrimonia. Al Tottenham è successo in 18 mesi. Alla Roma ci sono volute appena 18 settimane”.

“La fase uno, promessa anticipata, si è conclusa il 19 settembre con una serie di sei vittorie consecutive in tutte le competizioni conclusa con la sconfitta a Verona. La fase due, l’oscillazione che ai vecchi tempi avrebbe portato a investimenti e miglioramenti, si è conclusa in modo spettacolare con la sconfitta per 6-1 in Europa League contro il Bodø Glimt il 21 ottobre. Da allora c’è stata solo stagnazione e frustrazione crescente. Si è persino parlato di lui che andrà all’Everton: il lancio della mosca per vedere quale pesce potrebbe essere ancora abboccare. Quanto tempo ci vorrà a diventare tossico?”.

Il Guardian ricorda quando “il suo controllo era tale che sembrava potesse prevedere il futuro, dando istruzioni, ad esempio, su come rispondere quando un giocatore veniva espulso contro il Benfica. I giocatori del Chelsea di Mourinho hanno raccontato della sua pianificazione, della preparazione a varie eventualità. Era, forse, l’ultimo degli allenatori di personalità, uno il cui dono più grande era la sua capacità di ispirare l’autorità carismatica“.

Ma ora “la scuola portoghese che lo ha formato è in ritirata. Mourinho, Fernando Santos e Nuno Espírito Santo si sentono tutti fuori moda, la loro riluttanza a spingere è anacronistica nel gioco moderno. Ciò ha lasciato Mourinho esposto. Tutti i manager dipendono in una certa misura dalla loro capacità di persuadere i giocatori ad accettare i loro progetti, ma quelli che hanno un processo coerente sono meno vulnerabili alla volubilità delle relazioni interpersonali. Mourinho, però, non crede nella pratica delle mosse preimpostate; preferisce piuttosto utilizzare la scoperta guidata per stabilire nei giocatori la mentalità per prendere le decisioni giuste. Il problema è che se i giocatori non credono in lui, sono molto meno suscettibili ai suoi condizionamenti. Il che rende sconcertante la decisione della Roma di ingaggiarlo”.

“La Roma, come ha detto lo stesso Mourinho, “non vuole il successo oggi. Vogliono un progetto sostenibile per il futuro”. Mourinho non l’ha mai offerto. Quindi tutto ciò che rimane è il finale tossico

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