La conferenza stampa prima della sfida al Genoa. «Al Napoli l’allenatore era il fulcro, qui sta succedendo la stessa cosa. Perciò sto bene e vorrei rimanere»

L’allenatore della Lazio Maurizio Sarri è intervenuto in conferenza stampa per presentare la sfida di campionato contro il Genoa, prevista per domani alle 18.30. Questo il resoconto della conferenza di Tuttomercatoweb.
Prima domanda: veniamo da due giorni caldi, ha visto che il messaggio è stato recepito dalla squadra?
Questa è una squadra che ha un buon livello di applicazione, non deve recepire messaggi. Il campionato è chiaro: l’Europa League ci sta tritando, per colpe nostre. Dopo le partite di Europa League abbiamo una media molto più bassa, ti porta ad avere punti in meno. La squadra non riesce a gestire confronti così ravvicinati, soprattutto se si parla di confronti europei. Questo è il nostro limite attuale ed è la differenza tra la squadra forte e la squadra normale. La squadra forte riesce anche in condizioni precarie a strappare uno 0-0 o vincere 1-0 non meritando, noi invece arriviamo completamente scarichi. Non è questione di recepire messaggi: la squadra si allena bene.
Rinnovo annunciato, quale obiettivo vi siete dati?
Di costruire una squadra giovane, destinata almeno in teoria a crescere nel tempo, facendo un percorso. Poi dove possa portarci questo percorso non lo sa nessuno, però secondo noi è la strada più percorribile.
Genoa e Venezia, cosa si aspetta?
Che i ragazzi giochino. Abbiamo perso delle partite per non aver giocato. Poi vediamo come vanno. Se riusciamo a toglierci certi difetti, si migliora come logica conseguenza. Mi aspetto due partite giocate fino in fondo.
Com’è l’umore della squadra?
Abbiamo parlato di un problema, che è inconscio: nessuno vuole arrivare scarico alla partita. Essendo inconscio, è più difficile da risolvere. Nessuno arriva, dopo il giovedì europeo, completamente carico: basta guardare i risultati, è un’ecatombe. Però la capacità di tirare fuori punti in situazioni difficili è la differenza con le squadre forti. Noi non l’abbiamo dimostrato.
Zaccagni, Pedro e Luis Alberto a disposizione?
Spero di sì, ieri hanno fatto tutto l’allenamento tutti e tre. Zaccagni aveva preso un colpo, il problema di Luis sembra in via di risoluzione, Pedro aveva solo un affaticamento.
Previsti cinquemila tifosi. Incide l’orario, ma riempire l’Olimpico è un obiettivo per la squadra?
È una conseguenza. Se la squadra fa bene il pubblico torna e in grande numero. Se invece dà questi segnali, il pubblico viene meno.
La classifica lei dice di non volerla guardare. I giocatori però hanno l’obiettivo Champions in testa?
Non so nemmeno dove siamo, aggiornatemi. Però non esageriamo: la Lazio ha fatto la Champions un anno in un momento storico in cui non c’erano né Inter né Milan. Non esageriamo. Adesso, in rapporto agli ultimi due anni, la situazione è più complicata.
Forse è stata posta l’asticella in alto?
Nella testa dei calciatori ci deve essere solo l’idea di non mostrare certi difetti.
Perché qualcuno, Acerbi su tutti, sta impiegando più tempo a recepire i suoi dettami?
È chiaro che i difensori possono avere difficoltà maggiori. In questo momento salta all’occhio che abbiamo tre calciatori che stanno facendo bene: Zaccagni, Pedro e Basic. Non erano qui l’anno scorso e forse venendo da fuori il cambiamento si assorbe più facilmente.
Il Porto?
Non saprei neanche che dire. Mi sembra che ci sia capitata una squadra forte, era difficile che fosse debole visto il regolamento attuale di Europa League. Noi forse abbiamo trovato una delle più forti.
A livello di gioco che gara vorrebbe domani?
Il gioco è figlio della determinazione, non ho mai visto una squadra funzionare quando il livello di attivazione è basso.
Viste le parole di Lotito, da quanto non si sentiva così al centro?
Penso che l’esperienza di Napoli fosse tipo questa, ma molto più veloce. Lì il fulcro era l’allenatore come sta succedendo qui. È il motivo per cui ho sempre detto che qui sto bene e che ci vorrei rimanere.