Il coach di Sinner: «Il tennis è un passaggio, non un fine. Ti fa capire dove puoi arrivare»
Riccardo Piatti a La Stampa: «Sinner? Si diverte a giocare e non si accontenta mai. Vuole diventare il più forte di tutti, non lo fa per i soldi».

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La Stampa intervista Riccardo Piatti, attuale coach di Jannik Sinner ed ex allenatore di Djokovic. Gli chiedono come è cambiato il tennis rispetto a quando giocava lui.
«Il gioco per niente, e ne sono contento. Deve restare così, fatto di passione. In Italia poi oggi è anche più considerato quindi va bene. Piuttosto sono cambiati i giocatori. Quando ho iniziato io era tutti amici, compagnoni, scherzavano. Oggi sono avversari, concorrenti. Si rispettano ma stanno a distanza. Tutto è un po’ estremizzato».
Che cosa è il Masters?
«Un torneo strano. Ci sono gli otto migliori del mondo ma si gioca a fine anno, quando tutti sono stanchi. L’ho vissuto due volte a Shanghai, con Ivan Ljubicic, e tre a Londra, con Gasquet e Milos Raonic. Sei contento di aver ottenuto il riconoscimento degli altri, speri di giocarlo bene ma lo vivi male perché le energie non ci sono più».
Quest’anno il Master lo ha sfiorato con Sinner. A proposito di Jannik, gli chiedono cosa pensa quando dicono di lui che è ancora giovane ed ha tempo di rifarsi.
«Mi girano le scatole».
Cos’è il tennis per Riccardo Piatti?
«Un gioco, prima di tutto. Io mi divertivo a giocare e a vedere giocare gli altri. Mi sento più vicino a chi la pensa così. Io ho un centro tennis, vivo anche di corsi, della scuola, ma non è tutto lì. Ci sono genitori che mi portano i figli perché un nome ce l’ho, qualcosa ho ottenuto, e si aspettano chissà che cosa. Invece bisogna capire che il tennis è un passaggio, non un fine. Ti fa capire dove puoi arrivare».
E su Sinner:
«Jan si diverte a giocare a tennis. E non si accontenta mai. Vuole diventare il più forte di tutti, ma è una cosa sua, che ha dentro, non lo fa per i soldi o per altro. Mi sorprende spesso, anzi quasi sempre, perché vuole continuare a migliorare: ogni giorno».