Il presidente dell’Atp a L’Equipe: “Cambiamo i calendari, serve un altro grande torneo sull’erba, diamo ai giocatori l’accesso ai conti dei tornei. Servono più storie, come ha fatto la F1 su Netflix”
Andrea Gaudenzi, ex ottimo tennista italiano, presidente dell’Atp, vuole cambiare il tennis mondiale. Non è solo un’ambizione. E’ un progetto sostanziale, fatto di un sacco di cose che spiega in una lunga intervista a L’Equipe. Dalla riorganizzazione completa del calendario, alla gestione finanziaria, all’evoluzione della sua trasmissibilità televisiva, quella di Gaudenzi è una rivoluzione in potenza.
“La mia strategia – dice – non è unificare i giocatori e i tornei, ma le istituzioni del gioco, ovvero l’Atp il Wta e i Grand Slam. La rivalità non è interna ma esterna. Competiamo con il calcio, con Netflix, i videogame e la musica. Lottiamo per catturare il tempo libero e l’attenzione delle persone. I tifosi del tennis se ne fregano dei nostri problemi interni. I giocatori devono camminare tutti insieme. Unire uomini e donne renderebbe il nostro prodotto più forte. Perché il tennis è unico. Siamo l’unico sport con un prodotto femminile molto forte. Abbiamo tifosi divisi a metà tra uomini e donne. È una grande possibilità. Dobbiamo migliorare il lato Premium. I tifosi vogliono il meglio nei migliori tornei”.
Sembra quasi di sentir parlare quelli della Superlega.
“I tifosi chiedono semplicità. In questo momento è tutto troppo complicato. Una settimana abbiamo un Masters 1000, poi vengono tre ATP 250, la settimana dopo un evento WTA, poi un Grande Slam. A parte i più sfrenati, gli altri si confondono. E se il tifoso si confonde, cercherà qualcosa altrove. Vorremmo organizzare i Masters 1000 su due settimane, con tabelloni da 96, per uomini e donne insieme. Esattamente sul modello di Indian Wells e Miami. I Grand Slam sono la spina dorsale del gioco, sono magnifici e intoccabili. Ma il divario tra loro e i Masters 1000 è troppo grande. Se questo sistema funziona, il resto verrà da sé automaticamente. Gli studi ci mostrano che il 70-80% delle persone guarda solo eventi Premium. Sono quelli che comprano i biglietti e che si abbonano alla tv. Ottimizzare il sistema dei Masters 1000 non significa sacrificare gli altri tornei. Non avremo meno tornei 250, per esempio. Bisogna solo riadattare il programma in modo coerente”.
Per Gaudenzi c’è spazio per un nuovo grande torneo sull’erba:
“Sarebbe un decimo Masters 1000. Che per me può essere organizzato solo in Inghilterra o in Germania. In Inghilterra perché c’è Wimbledon. In Germania perché è un grande mercato per il tennis. Per prima cosa dobbiamo scegliere la città. Troviamo poi una struttura, che significa costruire uno stadio o averne uno che sia adatto”.
Gaudenzi spiega anche che ai giocatori va dato il controllo finanziario sui tornei.
“Oggi i giocatori non hanno il controllo sulle finanze dei tornei. È come se in un’azienda di proprietà di due persone, una versasse la parte dei profitti che spetta all’altra senza fornire ulteriori dettagli. Non è l’ideale per la fiducia reciproca. I migliori non giocano mai più di 18 tornei all’anno. La stragrande maggioranza delle persone vuole vedere i primi 10 in classifica. È inevitabile. Con il sindacato dei giocatori lanciato da Djokovic c’è un dialogo. Siamo d’accordo su alcune cose La sfida più grande è definire e approvare questo piano. Se i giocatori non si fidano dei tornei, è perché non hanno mai avuto accesso ai conti. L’idea è di dare loro questa possibilità, con l’intervento di revisori indipendenti, non è mai esistita prima”.
L’espansione del tennis passa per il mercato televisivo:
“Il tennis ha un miliardo di seguaci, ma ci sono aree in cui le nostre entrate sono molto limitate. Se consideriamo tutti i diritti tv, i ricavi del tennis rappresentano solo il 30% di ciò che genera il golf. Eppure siamo uno sport più globale del golf. Ma non siamo coordinati. Serve un prodotto che riunisca tutto ma che offra di più. Abbiamo 64 tornei, con 64 siti web, 64 applicazioni, aumentiamo i costi inutilmente. Unirsi significa accettare un compromesso. Dobbiamo vivere tutti sotto lo stesso tetto. Faccio un esempio: i quattro Slam hanno ciascuno una regola diversa per quanto riguarda il tie-break nel quinto set. Abbiamo fatto un quiz con i nostri dipendenti Atp a Monaco. Almeno venti persone non conoscevano la risposta. E parlo di un gruppo di persone totalmente nel mondo del tennis. Immagina le persone normali. La mentalità di qualsiasi attività commerciale è: concentrarsi sul consumatore. Dobbiamo conoscere meglio i nostri tifosi. Se abbiamo un’unica piattaforma, possiamo farlo. Stiamo lavorando a qualcosa di simile alla serie Netflix sulla Formula 1 con il WTA e gli Slam. La generazione più giovane vuole vedere le partite, ovviamente, ma anche quello che fa Tsitsipas la sera. Non solo tennis, tennis, tennis. Dobbiamo raccontare storie ai tifosi”.