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Spalletti 8½. Il suo Napoli è un film maturo e consapevole

Il pareggio dopo otto vittorie di fila. Zero e zero in casa della Roma di Mourinho. Il Napoli ha dominato 65 minuti, poi ha sofferto. Palo di Osimhen. È fuga a due col Milan, come negli anni Ottanta

Spalletti 8½. Il suo Napoli è un film maturo e consapevole
Roma 24/10/2021 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Viktor Osimhen-Gianluca Mancini

Spalletti 8½. L’omaggio del Napoli e del tecnico di Certaldo al grande regista riminese che aveva casa in via Margutta. Dopo otto vittorie di fila, in genere arriva la sconfitta. Successe anche alla Juventus di Platini a Napoli, quando a batterla fu quella punizione di Diego entrata nella storia del calcio. Il Napoli di Spalletti invece ha pareggiato in casa di una Roma a lungo impaurita ma che ha avuto il merito di crederci e di vivere venti minuti finali che quantomeno hanno scaldato l’animo dei tifosi (e fatto correre qualche brivido a quelli azzurri). Il Napoli ha colpito un palo a botta sicura, con Osimhen efficacemente contrastato da Mancini. La Roma proprio con Mancini è andata vicino al gol di testa e poi con Pellegrini che ha provato il gol che non riuscì a Baggio contro la Francia ai Mondiali 98.

Il Napoli ha giocato da squadra matura. Padrone del campo per oltre un’ora. Poi, la concentrazione è un po’ calata. Probabilmente gli azzurri non si aspettavano che la Roma emergesse dopo un’ora di quasi niente. I giallorossi hanno sprecato un paio di ripartenze, una soprattutto con Zaniolo. Cui un intelligentissimo ha negato l’ultima opportunità. Ed è proprio il fallo di Mertens nel finale su Zaniolo, per evitarne il contropiede, a certificare la maturità di questo Napoli che non è più ingenuo. Che gioca con un obiettivo in testa. Che sa fare rapidamente il calcolo rischi/possibilità.

È Napoli-Milan. Come negli anni Ottanta. È fuga a due, appaiati a 25 punti. Otto vittorie e un  pareggio. Dietro c’è. il vuoto. Al momento l’Inter con 17: se dovesse battere la Juve, andrebbe a meno cinque.

Ci ripetiamo: è consapevole l’aggettivo che fotografa il Napoli. Una squadra matura, conscia dei propri mezzi, che lascia durare sette minuti sette la sfuriata – se così possiamo definirla – iniziale della Roma di Mourinho. Quella dei giallorossi ci pare più una danza dimostrativa per accontentare i tifosi ancora scossi (eufemismo) dai sei gol subiti in Norvegia. Terminato il brevissimo rituale giallorosso, il Napoli si impossessa del centro del ring. Conduce la partita col piglio di chi sa di essere più forte. Lo sente e lo dice il campo. I calciatori del Napoli lo vedono negli occhi dei romanisti. Nel nervosismo di Mourinho che è a bordo campo col giubbotto mentre Spalletti se ne sta come un norvegese, in maniche corte.

Eppure il calcio è materia strana. Vive di episodi. Basta un nonnulla. Una distrazione. Che arriva al 28esimo quando Zielinski dimentica il pallone, Cristante serve in profondità Abraham che si divora il gol. E l’eccezione che conferma la regola. La regola è il Napoli in controllo della partita. Senza concludere nello specchio della porta. Solo un tiro di Insigne, non a giro ma forte, alto.

Il piano di Mourinho è chiaro: aspettiamo e magari loro commettono un errore sulla tre quarti. Oggi la Roma non può ambire a qualcosa di più. Ma – è bene ricordarlo – sono quarti in classifica e hanno pur sempre due punti in più della Lazio che è stata osannata dalla stampa. Se a Roma c’è un allenatore da criticare, non è certamente il signore col passaporto portoghese. I romanisti se lo tengano stretto. Con un latro in panchina non si parlerebbe mai di zona Champions per questa squadra.

All’inizio della ripresa sono quindici i minuti in cui la Roma di fatto non supera la metà campo. Il Napoli giostra aspettando l’accelerazione. Che arriva al 59esimo: Fabian largo per Politano che serve rasoterra Osimhen, il nigeriano devia in porta ma deve fare i conti col recupero in scivolata di Mancini. che salva il risultato.

La Roma ha un altro merito: quando sembra il toro da matare, ha uno scatto d’orgoglio. Uno scatto prolungato. Riaccende la partita. In pochi minuti arrivano in area di rigore più di quanto abbiano fatto fino al 65esimo. I giallorossi mettono pressione e anche un filo di paura al Napoli. Sfiorano il gol dio Mancini e poi il gesto di Pellegrini. Due entità capiscono il momento: i tifosi e Mourinho. tifosi, smaltita la paura, si sfogano con il coro “Spalletti pezzo di merda” cui il tecnico del Napoli replica alzando il braccio per salutare. Mourinho si fa espellere per proteste.

Finisce zero a zero. Chi ha i capelli bianchi, ha pensato che potesse ripetersi quel Roma-Napoli dominato e finito col gol di Völler. Non è successo. Il regista non lo aveva previsto: Spalletti 8½.

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