Marotta: «Scudetto? Rispetto il percorso del Napoli, ma non ha la cultura vincente di Juve e Milan»

Al Festival dello Sport: «Ci vogliono dipingere come morti, ma siamo vivissimi e non venderemo altri big».

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Mg Lugano (Svizzera) 17/07/2021 - amichevole / Lugano-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta

Tra gli ospiti del Festival dello Sport di Trento c’è stato anche l’amministratore delegato dell’Inter, Beppe Marotta.

«Crediamo nello scudetto numero 20 e faremo di tutto per arrivarci».

Ovvero anche qualche intervento sul mercato, stavolta non per cedere ma per acquistare.

«Se servisse, siamo pronti a intervenire a gennaio e a farci uno o due regali, vogliamo supportare Inzaghi nella rincorsa della seconda stella, ma senza mai perdere di vista le esigenze di bilancio. Non possiamo spendere, ma si può lavorare di fantasia».

Marotta ha commentato l’addio di Lukaku.

«Non mi sono sentito tradito da Romelu, ma il club viene prima di tutto. Avremmo voluto al suo posto anche Vlahovic assieme a Dzeko: sarebbe stato il massimo, ma non potevamo prenderlo».

Sull’Inter:

«Abbiamo attraversato delle difficoltà, ma abbiamo rimesso la macchina in carreggiata: i tifosi lo hanno capito e ci sostengono. La nostra competitività è garantita, e non sempre chi più spende più vince. Ci vogliono dipingere come morti, ma siamo vivissimi e non venderemo altri big: l’Inter c’era ieri, c’è oggi e, soprattutto, ci sarà domani».

Su Conte e Inzaghi:

«Conte era un allenatore cazzuto, esigentissimo, il più vincente che ho mai avuto: il suo addio ci aveva sorpreso, ma la vita va avanti e la sua eredità e i suoi insegnamenti rimangono. Siamo felicissimi, però, di aver scelto Inzaghi che sta già ricalcando il suo stesso percorso: stava firmando con la Lazio, ma l’abbiamo bloccato notte tempo…».

L’ad ha parlato anche delle potenziali rivali per lo scudetto. Il Napoli non rientra tra le sue preoccupazioni.

«Rispetto il Napoli che sta facendo un grande percorso, ma le preoccupazioni maggiori te le danno sempre le
squadre con una consolidata cultura vincente, quindi Juve e Milan».

E infine una confessione riguardante il Covid:

«Come il mio amico Adriano Galliani ho rischiato di morire per il Covid: da quel momento in poi ho riconsiderato la mia vita e le priorità».

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