La rivolta dei presidenti francesi contro gli arbitri: «Sono uno stato nello stato, pagato da noi»

Su L'Equipe: i presidenti della Ligue1: "Paghiamo 16 milioni per loro e non sappiamo nulla, non spiegano le loro decisioni né come utilizzano il Var. Basta”

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Db Bergamo 27/01/2021 - Coppa Italia/ Atalanta-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: arbitri guardalinee

Gli arbitri non sono una questione caldissima solo in Italia. In Francia – campionato che ha una serie di problemi enormi, non ultimo la violenza negli stadi – sono già al livello successivo: i presidenti dei club protestano unanimi contro la classe arbitrale, e hanno organizzato una serie di workshop per discuterne e valutare una riforma.

Il primo di questi incontri, di cui è responsabile Jean-Pierre Rivère, presidente del Nizza – scrive l’Equipe, che dedica al tema due pagine – si è tenuto il 12 ottobre.

Gli arbitri non funzionano, hanno detto all’unanimità: “È uno stato nello stato. Li paghiamo, ma non siamo a conoscenza di nulla e nemmeno la Federazione ne sa molto. Sono stati individuati diversi problemi. Il primo è la mancanza di dialogo e l’opacità del sistema nelle promozioni, retrocessioni o incarichi in genere. La seconda riguarda il Var”.

Sembra la Serie A.

La terza questione è finanziaria: “L’arbitraggio francese è costoso, la Lega in questa stagione ha versato 24 milioni, di cui 16,3 per la paga degli arbitri. Il numero di stage fatturati è troppo alto. Si ha l’impressione che l’idea sia quella di fare degli arbitri atleti di alto livello. L’obiettivo non dovrebbe essere quello di far correre i 100 metri in 10 secondi. Ci vorrebbe più psicologia e meno corsa”.

I presidenti, scrive l’Equipe, vogliono spiegazioni in diretta sulle decisioni prese, devono essere comunicate a tutti. “Calmerebbe anche i giocatori”, dicono. In Francia saranno probabilmente i primi a sperimentare la comunicazione pubblica delle decisioni. Si attende solo l’ok dell’Ifab.

Ovviamente il problema è “politico”. L’Equipe scrive che “la nuova gestione della Lega francese non ha la stessa vicinanza a Pascal Garibian, direttore tecnico arbitrale, della precedente. Didier Quillot, l’ex direttore generale della Lega, ha avuto un filo diretto con Garibian e lo ha sostenuto per la maggior parte del tempo. Ma quel legame non esiste con gli attuali vertici della Lega, che non ripongono in lui una fiducia illimitata”.

Per la lega gli arbitri “devono accettare di evolversi”: “Non vogliamo guidare l’arbitraggio. Ma oggi c’è una muraglia cinese tra club e arbitri. Vogliamo lavorare in modo diverso”.

Jean-Michel Aulas, presidente del Marsiglia, spiega: “Perché l’arbitraggio sia indipendente, deve avere la possibilità di autogestirsi. Ma l’autogestione non esclude l’ascolto delle istituzioni. Se un singolo si lamenta, è una cosa. Ma quando è l’intera Lega a dire che le cose non quadrano, è necessaria una discussione. Gli errori devono essere riconosciuti dagli arbitri, anche a fine gara. Per nascondere le debolezze si crea un dubbio sullo stato d’animo e sulla rettitudine degli arbitri“.

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