A I Lunatici: “Si allenava per ore sulle punizioni. Ormai non c’è più una scuola di difensori. Mancano i fondamentali. Vedo affrontare gli avversari di pancia, non sanno posizionarsi”

“Tra e me Maradona il primo incontro fu in albergo. Andai in qualità di capitano, per illustrarci la società e la città di Napoli, per parlargli dei pro e i contro di questa città. Poi col tempo siamo diventati amici veramente”. Giuseppe Bruscolotti, ex capitano del Napoli di Maradona, ha parlato a “I Lunatici”, su Rai Radio2. Ed ha ricordato Maradona ma anche il suo rapporto con la Nazionale.
“Lui come gioiva in mezzo al campo aveva anche tanta voglia di vivere fuori. Ma la sua popolarità non glielo permetteva. C’era tanta pressione, non godeva di una piena libertà, quella libertà che uno tante volte cerca. Però fa parte del gioco, se sei un divo devi pagarne lo scotto”. “Fughe dall’albergo, donne e fan in delirio? C’è tanta fantasia su questo. Molti cronisti ci hanno giocato, tante cose sono inventate. Ma fa parte del gioco, anche questo. Per festeggiare le vittorie, invece, spesso andavamo a cena a casa mia e cucinava mia moglie. Maradona adorava la sua pasta aglio e olio”.
“E’ stata un’amicizia schietta e pulita e tutto il gruppo amava Diego. Eravamo amici. I calciatori che sono gelosi di un compagno che va al di sopra di tutte le cose sono stupidi. Se giochi con un fuoriclasse non puoi essere geloso, devi essere solo contento. Se è vero che Maradona si allenava meno degli altri? E’ una diceria. Anche se arrivava venti minuti dopo, finiva un’ora dopo di noi. Stava lì ore ad allenarsi, a calciare, nonostante la sua classe immensa lui non è che non si allenasse. Le punizioni, quel modo di calciare particolare, lo allenava per ore”.
Bruscolotti non ha mai avuto spazio in Nazionale:
“All’epoca c’era prevenzione verso chi non giocava in certe squadre. C’erano i blocchi che non permettevano a chi non giocava in certe squadre di avere spazio in Nazionale. Io mi sono trovato in questa situazione ed è stato un grande dispiacere. Perché non mi sono mai sentito inferiore a nessuno nella mia epoca. Perché non nascono più difensori di un certo tipo? E’ un problema di scuola, mancano proprio i fondamentali, tante volte vedo i difensori affrontare gli avversari di pancia, non si sanno posizionare”.