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L’Inter e la Cina ci dicono che per capire il calcio bisogna seguire la politica estera

Ormai è da illusi credere che il pallone sia un mondo a parte. Riguarda la Cina ma anche l’Inghilterra e non solo. Il calcio muove soldi e consenso

L’Inter e la Cina ci dicono che per capire il calcio bisogna seguire la politica estera
Db Milano 30/04/2017 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Zhang Jindong-Steven Zhang
I tifosi di calcio, dell’inter in questi giorni, come ha ampiamente dimostrato il Napolista (https://www.ilnapolista.it/2021/08/ma-i-tifosi-vip-dellinter-giornalisti-soprattutto-li-leggono-i-giornali/) non riescono a decrittare in maniera corretta ciò gli accade attorno. Purtroppo nemmeno gli alti papaveri del tifo nerazzurro hanno capito che il loro depauperamento tecnico è insito nel loro nome per esteso: Internazionale. È proprio dalle vicende del panorama geopolitico che sono stati decisi i destini nerazzurri. Le strade che portano via Conte, Hakimi e Lukaku sono traiettorie inarrestabili che con la semplice comprensione del pallone sono impossibili da capire. Oggi il calcio fa parte dell’economia globale, pertanto ci sono tante dinamiche e sfaccettature da considerare per repentini ed inspiegabili avvenimenti.

Il mondo del calcio non è slegato dalle dinamiche economiche, politiche e geopolitiche. Ed il tutto non si riduce, come pensa (sic…Mentana), ad una mera dimostrazione di muscoli, centimetri e forza economica. La proprietà dell’Inter dai primi giorni di marzo 2021 per il 23% è di proprietà del Governo Cinese che nell’ultimo anno e mezzo ha deciso che il calcio non fosse più materia per investimenti a lungo/lunghissimo termine. Il governo propone, Suning dispone, in Cina i no-vax non esistono. Plausibile anche che nel “laissez faire” che riguarda l’Inter, abbia giocato la posizione presa dall’Italia all’interno dell’alleanza NATO, relativamente alla questione dell’istituzione di una task-force navale nell’Indo-Pacifico per fare da deterrente all’eccessiva effervescenza cinese.

Il luogo della terra che invece vuole diventare padrone del calcio globale è l’Inghilterra. Sembrerà strano, ma la spinta decisa all’uscita dalla superlega delle big inglesi, con la posizione forte di Boris Johnson, è stato l’effetto delle elezioni del parlamento scozzese di maggio scorso. La vittoria dello Scottish National Party ha posto un problema per Londra. Le spinte indipendentiste, che nei secoli precedenti erano state sempre soffocate, prima con le guerre e poi con politiche repressive molto dure, hanno molte più sponde politiche rispetto al passato. La volontà dello SNP è quella di liberarsi dal giogo inglese e gravitare ancora di più in Europa, con la Francia gran ciambellano dell’operazione. Perdere la Scozia per gli inglesi significherebbe perdere le posizioni militari e logistiche di alta importanza strategica, appannaggio di attori non proprio ben visti dagli inglesi: Francia o peggio l’Unione Europea. Dal punto di vista dell’equilibrio interno, dopo un’influenza militare e politica millenaria, gli inglesi si ritroverebbero tagliati fuori dal nord-atlantico.
La perdita della Scozia con la relativa posizione strategica del nord Atlantico, su cui comunque non è detta l’ultima parola, ha portato gli inglesi a rafforzare gli asset interni di importanza economica globale. Gioiello della corona: la Premier League. Favoriti da una posizione dominante sul mercato calcistico gli inglesi vogliono ulteriormente rafforzarsi. Perso il ghirigoro che avrebbe significato Euro 2020, stanno facendo man bassa (gli unici in Europa ad eccezione del Psg) di quasi tutto il talento in vendita nei restanti campionati. Al fine di scavare ulteriormente un gap tecnico, di interesse e di appeal che sta velocemente tramutando la Premier nella vera Superlega, con buona pace di Juve, Barcellona e Real che segnano il passo, vivendo un’estate da incubo, faticando tanto per mantenersi a galla, come la riduzione degli ingaggi al Barça per mantenere Messi, ad un mercato sottotono del Real, ed alla ricapitalizzazione monstre della Exor, per non far finire la Juve come l’Inter.
Il gap tra la Premier e gli altri campionati è sempre più incolmabile. Sarà difficile, per squadre come Barcellona, Real e Juve, che hanno sempre fatto man bassa di talenti, mettersi silenziosamente in fila aspettando che gli acquirenti inglesi abbiano finito la spesa. Solo a quel punto il mercato avrà una significativa accelerata, sia per i prezzi dei cartellini, che per gli ingaggi dei calciatori, i quali non avendo mercato in Premier verranno a più miti pretese su ingaggi ed altri appannaggi.
Dove si colloca il Napoli in tutto questo? Beh il Napoli in tutto questo enorme palcoscenico ci ricorda Massimo Troisi, quando sognava di andare in guerra. Dovrà essere capace di trovare, dei giocatori utili ed efficaci ai prezzi che potrà permettersi. Ad oggi la situazione azzurra è grave, ma ciò non viene compreso dai tifosi. De Laurentiis vorrebbe necessariamente ridurre l’oneroso monte ingaggi. Ma se non si sistemano tutte le tessere del domino, difficile che il Napoli possa agire in maniera disinvolta come l’anno scorso. I tifosi sono, guarda caso, delusi. Ma viene dimostrato loro, dai fatti, tutti i giorni, che Babbo Natale non esiste, ma loro imperterriti continuano a pensare il contrario, continuando a protestare finanche per le amichevoli in pay tv, tenendo i piedi ben lontano da terra.
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