“Mi riconosco nei loro valori, in quello che fanno per i bambini di San Frediano. Ci metto il mio nome e quando non sarò impegnato con Dazn giocherò”

Borja Valero giocherà in Promozione, al fianco di Lorenzo detto Poccio e Giovanni meglio conosciuto come Gonza. Un anno col Lebowski, per farlo grande.
L’ex centrocampista della Fiorentina resta coerente alla sua idea di calcio sociale, ai legami col territorio. E ha deciso di mettere il nome e qualche giocata delle sue per dare visibilità ad un progetto la cui proprietà è collettiva.
“Ho accettato questa sfida perché mi riconosco nei valori portati avanti da questi ragazzi. Ero convinto di giocare un’altra stagione nella Fiorentina, non certo per soldi o per chissà cosa. Avrei potuto dare una mano. Purtroppo non è andata così, quindi avevo deciso di smettere e voglio ringraziare anche la Settignanese per avermi cercato. Poi questa possibilità. Ho visto entusiasmo, organizzazione e soprattutto mi sono riconosciuto nei valori del Lebowski, a partire da quello che hanno fatto in San Frediano per ridare vita al giardino dei Nidiaci e per dare la possibilità a tutti i bambini e alle bambine del quartiere di giocare, divertirsi e imparare a vivere senza ansie uno sport bellissimo che però sta perdendo la sua umanità”.
Borja Valero è uno così, lo è sempre stato. Ed è anche per questo che i tifosi lo adorano.
“Sono cresciuto in un quartiere periferico di Madrid. Non c’era niente, era difficile anche trovare un campetto per giocare. Certe cose non si dimenticano. Il calcio è anche questo: incontro, aggregazione, possibilità di stare insieme. Di crescere. Ho dato la mia disponibilità a giocare. Quando faccio qualcosa voglio farla bene e seriamente. Unica condizione: avranno la priorità i miei impegni con Dazn, quando dovrò commentare le partite. Per il resto mi metterò a disposizione del tecnico e magari, se capita, darò qualche consiglio. Ma non è per giocare che ho fatto questa scelta. E’ per dare una mano e visibilità al lavoro di ragazzi che ci mettono il cuore, e anche, a modo loro, un pizzico di follia”.
Alla Nazione Borja racconta le immagini incancellabili della sua carriera.
“Io e Rocìo che partiamo per Maiorca senza un soldo. La mia carriera inizia così: buchiamo le gomme della macchina e non ho neanche i soldi per cambiarle. Poi il primo contratto vero e la possibilità di comprarmi una casa. Mi sembrava di vivere in un sogno. La retrocessione con Villarreal è stato il momento più buio. Non sono uscito di casa per due settimane. Ho sfiorato la depressione. Poi i giorni magici di Firenze. E quei tifosi che cantavano il mio nome sotto casa quando fui spinto a cambiare maglia. Sono tanti i momenti indimenticabili. Tutto è stato intenso. Vivo”.