Nel 2013 volevano stanziare appena 10mila euro, niente rispetto agli altri. Fu un consigliere (Tropiano) ad opporsi e a battagliare con Sergio Palmieri. Alla fine la spuntò

Nella carriere di chi ha successo, quasi sempre c’è un momento in cui la vita avrebbe potuto svoltare in un’altra direzione. È accaduto anche a Matteo Berrettini primo tennista italiano a giocare la finale del singolare maschile a Wimbledon. Lo racconta il presidente del Federtennis Angelo Binaghi e lo riporta Repubblica. L’episodio risale al 2013 quando Berrettini era juniores, aveva 17 anni (oggi ne ha 25).
Lo sport – come quasi tutto – è anche questione di soldi. E a quell’età ottenere o meno il prestito d’onore dalla Federazione, fa la differenza.
«Credo fosse il luglio del 2013, l’occasione un consiglio federale: all’ordine del giorno c’erano anche i prestiti d’onore per i giovani promettenti. Un consigliere, Fabrizio Tropiano, fece presente che nell’elenco non figurava Matteo Berrettini, all’epoca al Circolo Magistrati Corte dei Conti. Nacque un battibecco con Sergio Palmieri, director degli Internazionali ma che all’epoca guidava anche il settore tecnico: “Vediamo…”.
Pare che al giovane Berrettini fossero stati destinati 10 mila euro, con differenze abissali verso altri suoi coetanei.
La discussione si prolunga e alla fine – solo grazie alle proteste e insistenze di Tropiano – Berrettini (senza saperlo) riesce a ottenere una cifra più accettabile, che gli potesse consentire di giocare, di investire su se stesso».
Ricorda Repubblica che a quell’età la mancanza di soldi può stroncare una carriera, come purtroppo tante volte avviene.