Al Messaggero: «Il governo ha annullato la forza del Coni. Noi del basket danneggiati dall’assenza di pubblico: in un anno persi più di 13 milioni»
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Il Messaggero intervista il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci. Commenta l’impresa dell’Italia con la vittoria in Serbia. Gli chiedono di paragonarla ad una vittoria del calcio.
«E’ come battere il Brasile al Maracanà. Credo che fuori dal nostro mondo non sia stata afferrata la reale portata della nostra impresa. Poi sono arrivate le vittorie degli azzurri del calcio e di noi non ha parlato più nessuno. Ma io lo dico da quando ero presidente del Coni, che questa monocultura calcistica tutta italiana ci ha distrutto».
Sulla Nazionale di calcio:
«Ha vinto la grande forza del gruppo, come è accaduto nell’Italbasket. Peraltro, a questo proposito ho un aneddoto. Sacchetti e Mancini si sono sentiti e scambiati più volte consigli. Chiamavo io il Mancio e gli passavo Meo. E forse non tutti ricordano che Mancini ha iniziato la sua carriera di tecnico grazie ad una mia decisione, fui io da presidente del Coni a concedergli la deroga perché allenasse. È stato molto carino, dopo la finale con l’Inghilterra ci ha detto: ‘Ora tocca a voi’».
Petrucci non risparmia un attacco al Governo.
«Non ho grande opinione di come tratta lo sport. Io non so se il governo si rende conto che queste due strutture – Coni e Sport e Salute – non possono coesistere. Si è riusciti nell’impresa di annullare la forza del Coni, da sempre il comitato olimpico più importante al mondo, e di costituire una società che avrebbe dovuto promuovere lo sport nelle scuole e la salute dei non agonisti, e invece ha preso subito tutt’altra direzione».
E sull’assenza del pubblico e le conseguenze nel basket:
«Capisco che sia ancora un momento delicato, ma ricordo che noi del basket in proporzione siamo stati i più danneggiati. Il bilancio federale in un anno ha perso più di 13 milioni. Ora, io constato che in Italia si può parlare e criticare tutti, anche il Papa, ma non si può discutere il Comitato tecnico scientifico. Le società stanno soffrendo tanto, ma costa tanto dire già adesso che allo stadio e in un palazzetto si può andare con i requisiti a, bi e c? No, è tutto un mistero».