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La nordica Federica Pellegrini interprete divina di cazzimma applicata al nuoto

Devastante, iconica, ci riporta al mito di Iris. Ha occhi fragili, accecanti, affamati, lucidi. Un’altra Pellegrini non esisterà per tanti anni, forse mai più

La nordica Federica Pellegrini interprete divina di cazzimma applicata al nuoto
Roma 23/06/2017 - Trofeo Sette Colli 2017 Internazionali d'Italia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Federica Pellegrini

Tutto nasce da quegli occhi ed è lì che si configura il mito e quel che ne è divenuto nel tempo. Fragili, accecanti, affamati, lucidi, capaci di vederci un sogno e rotolarci dentro saltando nei cerchi, leggera come un felino, pesante come la storia, la leggenda, Cinque per la precisione come cinque è il numero delle volte che li ha visti da vicino e li ha indossati – vesti migliori non le donano allo stesso modo -. Il talento arrossisce se si vede accostato ad altre nella sua disciplina semplicemente perché un’altra Federica Pellegrini, banale a dirsi, non esisterà per molti anni, forse mai più.

Devastante, iconica, pensatrice geniale. Nordica di mente ma interprete divina di cazzimma applicata al nuoto. Stanotte come altre notti ha visto l’alba sorgere in Italia dalle acque di una piscina come avvenne a Pechino e ha saputo rimandarci quel sorriso fino a stordirci di nuovo. Il cinque agosto, giorno in cui compirà trentatré anni, è la ricorrenza di un evento eccezionale. La nevicata miracolosa su Roma (352 d.C.,) dove piazzò due ori nei mondiali del 2009. La capitale di un paese che non la celebra mai abbastanza ma che, anzi, se ne ricorda solo quando si accende la fiamma olimpica.

Non si ha la misura di cosa sia Federica Pellegrini per la storia dello sport italiano e quanta emozione ancora è capace di trasmettere senza fare alcuno sforzo, semplicemente tuffandosi per ripartire ancora una volta verso un’ennesima impresa. Non si immagina, adesso, un’altra olimpiade senza la sua presenza, senza l’attesa di vederla gareggiare. Lei ci riporta al mito di Iris messaggera veloce e personificazione dell’arcobaleno poiché varia i colori della luce degli occhi ad ogni scatto verso una meta. L’ultima nuotando tra i cerchi ma la prima di una eco che comincerà a risuonare per non toglierci più da dosso la fortuna di averla vista nuotare, vincere, trionfare, restare immortale.

Tutto nasce da quegli occhi ed è lì che si configura il mito e quel che ne è divenuto nel tempo, in quell’iride che si colora di voglia di vincere ogni volta come se fosse la prima.

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