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Branchini: «Il guadagno è diventato l’unico motore del calcio, è un meccanismo impazzito»

L’agente di Allegri a Repubblica: «Il potere dei procuratori dipende dallo spazio e dalle connivenze che concedono i presidenti. Ho provato a mettere i reggenti del calcio attorno a un tavolo, ma non succede mai nulla».

Branchini: «Il guadagno è diventato l’unico motore del calcio, è un meccanismo impazzito»

Su Repubblica una bella intervista a Giovanni Branchini, uno dei più vecchi procuratori di calcio italiani. Ha 65 anni, è l’uomo che portò Ronaldo il Fenomeno all’Inter, che rappresenta Massimiliano Allegri, ma i suoi ricordi più belli, dice, li ha vissuti nella boxe e nel cinema. Avrebbe voluto fare il pugile o l’attore. La parentesi dedicata al calcio, nell’economia dell’intervista, è minima.

«Amo il sacrificio dell’allenamento, l’alchimia dello spogliatoio e il valore mistico della sconfitta. Amavo soprattutto accompagnare l’opportunità che lo sport offre ad ognuno di poter crescere sul piano umano. Oggi questo concetto di sport propedeutico alla vita si è molto perduto, il guadagno è divenuto l’unico motore, la priorità invece della conseguenza».

Sui procuratori:

«Non siamo tutti bestie. Il potere dei procuratori è direttamente proporzionale allo spazio e alle connivenze che presidenti e club concedono. Non sono ancora riuscito a convincere i reggenti del calcio a sedersi insieme a un tavolo per resettare un meccanismo impazzito, per condividere e affrontare le sue patologie. Mi rispettano, mi ascoltano ma poi non succede nulla e tutto continua come prima».

Spiega cosa sono i soldi per lui:

«I soldi sono spesso la conferma del valore di ciò che fai ma sono soprattutto una scialuppa di salvataggio quando si affrontano le tempeste della vita. Senza aver mai assaltato diligenze ho potuto guadagnare con soddisfazione».

 

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