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Pippo Dalla Vecchia un Joseph Conrad senza i baffi

Si è spento a 91 anni. Uomo di mare, di letture, di aneddoti. Aveva reso con garbo rigore e sfarzo signorile il Circolo Savoia una “dimora”, una casa di amici

Pippo Dalla Vecchia un Joseph Conrad senza i baffi
Regate Vele d'Epoca di Napoli - Trofeo Banca Aletti 2010 Napoli, 23-27 giugno 2010 Photo ©Francesco Rastrelli protected by copyright

Si è spento a Pozzuoli, dove si era ritirato a vivere con la famiglia, Giuseppe “Pippo” Dalla Vecchia, un grande uomo degli sport del mare. Era sulla soglia dei 91 anni.

Per vent’anni e più, dal 1991 al 2013, restaurando e arricchendolo di preziosi cimeli, Pippo è stato il presidente del Circolo Savoia innalzandolo a salotto di Napoli per ricchezza di iniziative non solo marinare ed eleganza degli ospiti, italiani e stranieri, attratti dalla sua naturale vocazione a coinvolgere, radunare, allietare ed entusiasmare.

Una sola serata con Pippo, nel porticciolo di Santa Lucia e nello sfolgorio del Circolo, tra la Sirena Partenope e il grande dipinto di una galea della Repubblica amalfitana, apriva il cuore e la mente a mille curiosità, sollecitati dai suoi fantastici racconti, mentre ingolosiva il palato di tutti con la sua specialità culinaria, la “genovese” col giusto dosaggio della cipolla e il “taglio” di pasta adatto, mezzani o ziti di marca.

Uomo di mare, innanzi tutto, nato a Marechiaro, il primo dinghy noleggiato a Mergellina da Cicciotto, quand’era ragazzo, canottiere e velista in gioventù, padrone dell’intera rosa dei venti, contadino del mare vogando duramente sulle vecchie “jole”, poi orgoglioso velista sulle barche delle sue audacie nel maestrale del golfo, il tempest “Don Carlos” e il soling “Surriento”, ereditando dal padre Aurelio, talento automobilistico, la passione sportiva e una florida azienda di pneumatici.

I libri, avido d’ogni lettura, resero Pippo Dalla Vecchia il gommista più colto del nostro vario mondo, un figlio nobile della Napoli nobilissima, elevandolo al ruolo di protagonista della vita cittadina, prima alfiere e poi monarca al Borgo Marinari, irresistibile motivatore d’ogni energia ed entusiasmo, sognando lo slancio di una città troppo ripiegata sul passato e l’antica gloria.

Campionati di vela italiani, europei e mondiali, il raduno delle affascinanti barche d’epoca, “le signore del mare”, giunte da tutto il mondo, gli equipaggi di Oxford e Cambridge con i famosi fratelli inglesi Johnatan e Greg Searl convocati nel golfo insieme agli Abbagnale sono stati tra i suoi maggiori successi di infaticabile organizzatore riportando Napoli e il golfo sulla scena sportiva internazionale. Poi si commuoveva per avere scovato a un’asta genovese il dipinto di Attilio Pratella, un romagnolo che svolse la sua attività artistica a Napoli, raffigurante la banchina del Borgo Marinari alla fine dell’Ottocento, che, naturalmente, è nel patrimonio del Circolo Savoia con i 56 ritratti di piroscafi e velieri, la statua equestre in gesso della regina Margherita, un bulldog in ceramica, una zebra in argento, il pesce imbalsamato in una teca, la campana di bordo di una cannoniere inglese, la polena di un brigantino francese, il servizio di piatti di prima classe del Rex e altre preziosità che Pippo razziava fra mercatini e antiquari per arricchire negli anni l’eleganza esclusiva del Circolo.

Il Centenario del Savoia, nel 1993, fu l’anno della sua incoronazione a “tiranno illuminato”, i saloni del Circolo in festa, la folla elegante degli ospiti che sciamava sul pavimento in marmo della sede rinnovata e splendida nella combinazione del bianco di Carrara e del bardiglio imperiale di colore grigio-azzurro, mentre nel golfo “Blu Emeraude” vinceva lo spettacolare campionato del mondo dei maxi yacht.

Un Joseph Conrad senza i baffi è stato Pippo Dalla Vecchia con i suoi racconti di mare a bordo del gozzo “Baccalà”, la sua tana marinara, capace di sorprenderci con un aneddoto inedito, una data dimenticata da tutti, una regata raccontata come una favola, ma anche una corsa di cavalli dei tempi di Birbone e di quando il Napoli giocava all’Ascarelli, e di Manuel Fangio e Alberto Ascari sul Circuito di Posillipo.

Il Savoia, ai suoi tempi, divenne “una dimora”, come amava dire, una casa di amici. Pippo ne dettava le regole rigorose dei convivi, il garbo scintillante dei convegni, lo sfarzo signorile delle serate di gala.

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