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Perché l’Inter “regala” 11 milioni a Conte per cercarsi un’altra squadra?

Il tecnico non ha accettato il ridimensionamento ma invece di dimettersi ha contrattato una buonuscita pari allo stipendio di Mourinho. Come è possibile?

Perché l’Inter “regala” 11 milioni a Conte per cercarsi un’altra squadra?

Perché l’Inter ha concesso ad Antonio Conte una buonuscita di 7 milioni di euro netti (che sono circa 11 lordi?) Perché a Conte viene pagata – il corrispettivo di un anno di stipendio di Mourinho – la possibilità di cercarsi un’altra squadra (all’estero) o di non fare assolutamente nulla?

Attorno a questo passaggio contrattuale dell’ormai ex tecnico nerazzurro s’è innescato un cortocircuito. L’Inter non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo allenatore, appena vinto lo scudetto, ma ha la necessità di fare un passo indietro finanziario che avrebbe comportato una o più cessioni eccellenti e un ribasso del monte ingaggi. Soprattutto: la rinuncia ad una nuova campagna di rafforzamento che Conte avrebbe voluto per provare a vincere qualcosa anche in Europa.

L’allenatore ha un contratto – pesantissimo – fino al 2022, ma non è d’accordo con questa nuova strategia societaria. E’ deluso. Vuole andar via. Ecco il cortocircuito: se vuoi andare via dai le dimissioni, rinunci all’ultimo anno di stipendio e sei libero. Oppure accetti di buongrado le decisioni del tuo datore di lavoro – che non ti vuole sottodimensionare eh, vuol solo vendere un paio di giocatori – e fai buon viso a cattivo gioco.

Come è possibile che una società dai conti disastrati decida invece di rispondere alla delusione di un suo impiegato dandogli la possibilità di andarsene con una liquidazione monstre? Se la risposta è: per risparmiare la parte di stipendio a cui Conte rinuncia, beh, non sta in piedi. L’Inter ora dovrà ingaggiare un nuovo allenatore. A quegli 11 milioni investiti nella serenità di Conte dovrà aggiungere gli emolumenti per chi prenderà il suo posto.

Possibile che nel calcio un giocatore – persino un allenatore – possa disporre di una tale leva, quasi ricattatoria, nei confronti del proprio datore di lavoro? Basta dire “non sono contento” e finisce così?

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