Non si può subire un gol così in finale di Champions League
Al Chelsea basta un po’ di tecnica e un’azione elementare per infilare la difesa del City di Guardiola che forse ha sopravvalutato alcuni dei suoi giocatori

Un lancio che parte dal portiere, a pescare l’esterno di difesa posizionato sulla linea del fallo laterale. Questi, a sua volta, appoggia al trequartista lungo linea, che si gira e premia un taglio che buca la linea avversaria schierata. Gol.
Un’azione del genere non evoca granché: è semplice, lineare, al punto da sembrare quasi un caso didattico e non la descrizione della rete che ha deciso la finale di Champions League. Gli autori sono Mendy, Chilwell, Mount e Havertz, che senza troppa fatica hanno trovato la strada per colpire il Manchester City e regalare il trionfo al Chelsea.
Più si riguarda e più ci si chiede: è possibile prendere un gol così in una finale di Champions? Lì dove tattica e strategia non possono non giocare un ruolo fondamentale, ancor di più per un maestro come Guardiola. Appena il pallone arriva a Chilwell, si formano degli accoppiamenti perfetti: l’esterno del Chelsea è preso subito in consegna da Walker, Stones e Dias sono su Mount e Werner, Zinchenko è su Havertz. Una situazione così precisa che dà subito l’idea di esser stata studiata, forse non nel modo migliore.
Non tanto per l’idea in sé di difendere con baricentro alto e uomo contro uomo, quanto per i compiti che sono stati assegnati a giocatori che probabilmente hanno giovato del trattamento Guardiola finendo per nascondere qualche limite tecnico-tattico. Che fa tutta la differenza del mondo in una finale di Champions League.