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Non serve la Superlega, basta saper gestire un’azienda come fa l’Atalanta

Lo racconta la Gazzetta: 50 milioni di attivo nell’anno del Covid. Cinque bilanci in attivo di fila, sempre raggiungendo gli obiettivi

Non serve la Superlega, basta saper gestire un’azienda come fa l’Atalanta

Ad un certo punto a Florentino Perez, o ad Andrea Agnelli, o qualunque altro dei 12 top-manager di club ricchissimi sull’orlo del fallimento che sbandierano la Superlega come unica soluzione possibile contro lo sfascio dovuto alla pandemia, racconteranno dell’Atalanta.

L’Atalanta, attualmente seconda in Serie A davanti a due delle tre società italiane che la reputano non meritevole di stare tra le grandi d’Europa. La squadra che si è piazzata terzo in campionato nelle ultime due stagioni, che ha raggiunto i quarti e gli ottavi di Champions. La squadra che mentre tutti gli altri piangono miseria chiude il bilancio al 31 dicembre 2020 con 51,7 milioni di utili.

La Gazzetta dello Sport analizza questa sproporzione quasi imbarazzante tra la gestione della famiglia Percassi e le rivali, sottolineando che “l’esercizio bergamasco non segue la stagione sportiva ma è allineato alle chiusure delle altre attività della galassia Percassi. Quindi l’ultimo bilancio ha assorbito pienamente l’onda d’urto del Covid, a differenza di quelli chiusi al 30 giugno che già avevano registrato, in giro per l’Europa, copiose perdite: -204 milioni Roma, -195 Milan, -144 Manchester City, -126 Psg, -102 Inter, -97 Barcellona, -90 Juventus, tanto per restare ai buchi più ampi”.

Per l’Atalanta si tratta del quinto bilancio di fila in attivo, “per un risultato positivo aggregato di 129 milioni”.

Marco Iaria scrive che “nel 2020 si è registrato il record del fatturato, al netto delle plusvalenze: ben 173,5 milioni”. E che “l’Atalanta ha incrementato il monte-stipendi ma lo ha fatto in maniera intelligente, senza forzature: dai 69 milioni del 2019 ai 74,1 del 2020, di cui 18,8 per i premi”. 

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