Juric: «Superlega? Il calcio non è come l’NBA. Così si va verso il business, sarebbe un peccato»
In conferenza stampa: "Il calcio è molto più profondo e radicato. Qui parliamo di cultura, di amore e passione"

Il tecnico del Verona, Ivan Juric, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della partita di domani sera contro la Fiorentina. Ha risposto anche ad una domanda sulla Superlega.
“E’ veramente un discorso ampio. Secondo me il calcio è un’altra cosa rispetto ad altri sport, è molto più profondo e radicato. Non è come l’NBA, qui parliamo di cultura, di amore e passione. Così va verso il business, puntando verso tifosi di altri paesi, dove questa cultura del tifo non è radicata. Sarebbe un peccato. Dopo il Covid si sono persi dei soldi che magari queste squadre cercano di recuperare”.
Sul suo ruolo all’interno del club.
“Quest’anno dovevo essere più cattivo, dovevo rompere di più all’inizio. Il presidente è l’opposto, vede tutto positivo e non vuole stress, tutto quello che vorrebbe mia moglie da me. Abbiamo commesso errori che ci sono costati economicamente, io sono sempre nervoso, cerco di capire come migliorare. Non comando tanto, fino a un certo punto”.
Sente di incidere in questa società?
“Arrivi a un certo punto. Abbiamo alzato tutto, perché c’era poco, senza offendere. È diverso il modo in cui si trattano i giocatori che arrivano. Poi arriva il succo della storia, come migliorare la società nei prossimi anni: io le mie idee le ho. Se pianifichi anno per anno non puoi andare avanti, non è possibile. Rimani nel limbo e aspetti una morte lenta. Se pianifichi su tre anni, con fiducia, allora puoi fare belle cose. Se Barak costa sei, e noi lo paghiamo in tre anni, allora costa due, per fare un esempio. Speri che il giocatore renda bene, e poi lo puoi girare. Se ti fermi perché costa sei non va bene. Io parlo dal lato sportivo, senza compromettere la società economicamente. Ma devi avere coraggio: devi stare attento agli stipendi, ma sul mercato devi pensare che Barak è costato due, non sei. Poi lì puoi fare cose belle, ma ci vuole fiducia del presidente nel suo direttore e nel suo allenatore”.