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Napoli-Genoa, la partita del Covid

Un girone fa, prima della gara il coronavirus cominciava a diffondersi nei rossoblù che arrivarono a 22 positivi. Ora è il Napoli a temere un caso analogo

Napoli-Genoa, la partita del Covid

Esattamente come un girone fa, il Napoli si ritrova a far fronte (anche) alle problematiche relative al coronavirus. All’andata fu dopo aver affrontato il Genoa che stava sviluppando un vero e proprio focolaio, mentre per il ritorno i contagi si stanno manifestando prima. La si potrebbe ribattezzare “la partita del Covid”.

Il 26 settembre, alla vigilia della gara d’andata, mentre si discuteva dell’opportunità di non giocare a causa del nubifragio previsto, il Genoa scopriva che Mattia Perin era risultato positivo. Un caso apparentemente isolato, a cui fece seguito quello di Lasse Schone il giorno della partita. Il centrocampista fu escluso all’ultimo dalla partenza per Napoli e ben presto si scoprì il reale motivo. Qualche timore sorse fin da subito e le preoccupazioni furono confermate nei giorni successivi. I rossoblù ne conteranno 14 il giorno dopo e arriveranno a sommare 22 membri del gruppo squadra contemporaneamente contagiati.

Nello spogliatoio si diffuse il panico. I giocatori, spaventati, si rivolsero ai dirigenti per capire cosa fare e come cercare di limitare i danni. Nel frattempo, il Genoa si attivò per giocare il famoso jolly concesso per il rinvio di una partita a fronte di tanti positivi e la gara col Torino fu effettivamente posticipata. Gli eventi fecero sorgere tante domande: sulla bontà del protocollo, sull’attendibilità dei tamponi, sulle procedure da adottare per il futuro, sulla possibilità di interrompere il campionato. Il calcio è industria, ma non un servizio essenziale: in assenza di sicurezza va fermato.

La Lega non ne volle sapere, fece filtrare attraverso gli organi di stampa che non aveva intenzione di rinviare né Juventus-Napoli né Genoa-Torino, ma alla fine non si poté opporre alla sfida del Ferraris. Per quella con i bianconeri, ciò che ne è scaturito è ben noto, in seguito alle positività riscontrate in Zielinski ed Elmas (che non sono mai state ricondotte con certezza alla sfida col Genoa).

Un girone dopo, fortunatamente, raccontiamo di un calcio che ha saputo tenere sotto controllo la diffusione del virus tra i giocatori e nessun focolaio è stato così grave come quello manifestatosi nel Genoa. Ma stavolta le parti sono invertite, perché a ridosso della partita di ritorno, nel Napoli sono stati trovati positivi Ghoulam e Koulibaly. L’algerino ne è venuto a conoscenza dopo essersi attivato privatamente per motivi familiari, probabilmente per aver avuto un contatto stretto con un positivo, e non ha voluto aspettare i tamponi programmati con la squadra.

Un gesto di responsabilità, che forse potrebbe non bastare per evitare la diffusione di un virus che entra nelle vite delle persone con troppa facilità. Anche nel calcio, che però non si fermerà nemmeno in questo caso: l’Asl ha fatto sapere che il Napoli potrà partire (la squadra è in viaggio), perché – a differenza di quando doveva sfidare la Juventus – non ha avuto contatti con squadre-focolaio. Con la speranza che però questo non si verifichi ugualmente qui.

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