ilNapolista

La rivoluzione del judoka iraniano, che combatte in Israele e non potrà più tornare a casa

Ai Mondiali del 2019 l’Iran minacciò la sua famiglia se avesse combattuto con un israeliano. Lui scelse di combattere. E oggi incontra di nuovo l’avversario a Tel Aviv lancia un messaggio di pace

La rivoluzione del judoka iraniano, che combatte in Israele e non potrà più tornare a casa

Dal 2019 non può più tornare a casa. Perché quando ai Mondiali di Judo in Giappone nel 2019 l’Iran gli impose di non combattere contro un avversario ebreo, lui scelse di disobbedire. E ora Saeid Mollaei sta gareggiando in Israele, difendendo i colori della Mongolia. I media israeliani ne parlano come di un rivoluzionario coraggioso. La sua storia è effettivamente incredibile.

L’ha raccontata la BBC, ed inizia il 28 agosto 2019. Agli ottavi di finale, Mollaei deve sfidare il campione olimpico, il russo Khasan Khalmurzaev. Ma pochi minuti prima di salire sul tatami, il suo allenatore iraniano riceve una telefonata dal vice ministro dello Sport di Teheran, Davar Zani, che gli ordina di ritirarlo dalla gara per evitare un possibile incontro nei turni successivi con Sagi Muki, l’israeliano che diventerà poi campione del mondo.

Mollaei e la sua famiglia vengono minacciati. Ma il judoka non cede. In lacrime una volta venuto a conoscenza della telefonata, sceglie di combattere, batte il campione russo, e lo elimina. Poi vince anche il turno successivo contro il canadese Antoine Valois-Fortier, medaglia di bronzo alle Olimpiadi, ma si ferma in semifinale con il belga Mathias Casse. Appena prima della semifinale un’altra telefonata: stavolta dal presidente del comitato olimpico iraniano, Reza Salehi, che gli dice che gli uomini della sicurezza sono a casa dei genitori…

Saeid Mollaei non torna a casa da allora. E l’Iran, che considera Israele un acerrimo nemico, è stato sospeso dall’International Judo Federation (IJF).

Ora, scrive la BBC, Mollaei rappresenta la Mongolia nella due giorni del Grande Slam IJF a Tel Aviv. E ha incontrato proprio il judoka israeliano Sagi Muki, contro il quale gli era stato detto di non conbattere. Ha pubblicato sui social una foto con loro due abbracciati, e il titolo: “Benvenuti fratello”.

“Questo è un grande messaggio per il mondo”, ha detto Muki ad una radio israeliana. “Una che può persino portare l’Iran più vicino a Israele. Mostra semplicemente come lo sport può unire le persone e rompere i confini”.

E invece l’Iran ha reagito con disprezzo alla notizia della sua partecipazione alla gara di Tel Aviv.

“Non è un onore ma una macchia di vergogna che rimarrà con te per sempre, perché hai voltato le spalle agli ideali del sistema, alla tua patria, e ne sei orgoglioso”, ha detto Arash Miresmaeili, presidente della Federazione Iraniana di Judo.

ilnapolista © riproduzione riservata