ilNapolista

Il paradosso di Muriel, l’esperimento di Gasperini per farne il suo mostro finale

Sono dieci anni che Muriel è un Fenomeno senza esserlo davvero mai. Ora è vittima del suo ruolo: è così efficace da dodicesimo che resta incastrato in panchina

Il paradosso di Muriel, l’esperimento di Gasperini per farne il suo mostro finale

Luis Nazario De Lima Muriel è un nome composto da due fenomeni. Uno è quello ufficiale, con tutte le maiuscole a posto, attualmente squintalato tra tavoli di poker e buffet. L’altro è il suo stuntman, che continua a cascare in Serie A con la levità del fuoriclasse troppo presto compreso. Perché sono dieci anni che Muriel è Muriel senza esserlo davvero mai. E questo è un altro di quei pezzi che fatalmente finiscono per tesserne lodi sperticate. Tutti, chi più chi meno, hanno un debole per Luis Muriel dal 2011. Prima o dopo ti tocca restare impalato davanti alla tv senza parole, e un fumetto in testa:

“Che cosa ha fatto, quello? E come fa, quello, a essere una riserva?”

C’è un video, tra i tanti su Youtube, che in 13 minuti e rotti di highlights tagliati bene mostra “Cuando Muriel se convierte en Ronaldo Nazario”. Quando Muriel si trasfigura e prende i panni dell’altro. Tipo Kobe Bryant che si muoveva sul calco di Michael Jordan. Tipo i supereroi, appunto. Solo che poi Muriel ha anche le fattezze dell’antesignano: lo stesso sorriso estatico, l’espressione bonacciona, l’impossibilità di essere tristi mentre fanno col pallone quel che gli pare.

E’ un concetto – sembra Ronaldo – che ormai fa parte della cosmologia di Muriel. E’ agli atti. Ma serve a introdurre il passo successivo: Muriel sta rosicchiando la bellezza di questo campionato giocando con l’handicap. Nessuno dei suoi concorrenti alla classifica cannonieri è considerato una riserva, come lui. Nessuno ha il suo minutaggio da rincalzo. Nessuno ha le sue statistiche da bomber dalla panchina: nella storia del campionato italiano, finora, solo due hanno segnato più gol subentrando a gara in corso, e non appartengono alla sua categoria, Matri e Pazzini.

Torna d’attualità, Muriel, perché contro il Cagliari ha segnato il sedicesimo (16) gol di questa stagione tra campionato, Coppa Italia e Champions. Entrando a partita bloccata quando mancava un quarto d’ora, salta di netto con un doppio dribbling Zappa e Walukievicz, e fulmina Cragno di destro. Che è una di quelle cose che lui fa abitualmente, che ti aspetti che lui faccia. Uno strappo da tre punti, senza mai lagnarsi di doversi sorbire 70 minuti a partita seduto in panchina prima che Gasperini lo inneschi. 16 gol e 6 assist in 1.162 minuti. Un gol ogni 72 minuti, che lui comunque è costretto a sparpagliare per frattaglie di gioco.

Gasperini, al quale ormai ripropongono la domanda sulla sua titolarità ogni tre giorni – praticamente ogni volta che Muriel fa Muriel – ride spesso, un po’ imbarazzato. E dice che Muriel lo considera titolare, che è vero, l’ha un po’ sacrificato in questa prima parte di stagione, ma che ormai lui è uno specialista di “quella roba lì”. E per roba lì intendiamo proprio quel tranello scaramantico che incastra le persone in un ruolo scomodo, loro malgrado: Muriel segna ogni volta che entra? E allora vorrà dire che è uno specialista dei raid. Perché scardinare un rito che funziona così bene?

In allegato i teoremi psicoattitudinali: è veloce, e quando lui entra gli altri sono stanchi. Poi all’evidenza dei fatti scopri che quando gioca titolare ha lo stesso identico rendimento. E che, anzi Gasperini, riesce a trovare un modo per “punirlo” anche quando lo premia. Esempio, contro il Crotone: in campo dal primo minuto, fa due gol in dieci minuti, lo toglie all’intervallo. In Serie A ha racimolato ad oggi 20 presenze, 7 da titolare e 13 da subentrato. Perché?

E la domanda si pone perché all’Atalanta, negli ultimi due anni, si sono piano piano sbriciolate anche tutte le merendine con leggende annesse: mangia troppo, si rimpinza, non è in forma… E’ bravo ma non si applica signora maestra. Pur con questo impiego part-time l’anno scorso l’ha chiuso con 19 gol. E quest’anno è già in doppia cifra. Numeri del genere si spiegano, anche, con un altro malinteso. Muriel è sì il fenomeno che fa un gol così:

Ma è ancora più fenomenale quando semplicemente calcia. Di punta o d’interno che sia, ha un frustata tutta sua, che sfrutta nell’area piccola da fuori, in velocità – e che velocità – sui rigori (che quasi non tira, per concorrenza di Ilicic e Zapata e poche opportunità) e sulle punizioni.  Solo che Muriel ha preso le sembianze del dodicesimo, dell’uomo in più, e se n’è fatto quasi una ragione. S’è assuefatto. Mai una protesta, mai un sopracciglio alzato. Ride, lui. Segna e ride, beato.

Gasperini è come se ne stesse limando la purezza, lo affilasse per tirarne fuori il suo capolavoro: dargli il minimo sindacale di opportunità, per renderlo super-efficace. Meno minuti, meno occasioni, ma sempre lo stesso livello di gol. Un esperimento. Ne vuole fare il suo mostro decisivo. Il mostro finale.

L’Atalanta lo usa con parsimonia, come per millesimare l’ostentazione di quei gesti così appuntiti. Muriel è sempre stato un generatore automatico di giocate geniali. Ora è diventato un’installazione artistica.

ilnapolista © riproduzione riservata