Alla Gazzetta dello Sport commenta la scelta del numero 43 da parte di Paolo Faragò in onore di “Via Paolo Fabbri”: «Mai nella vita avrei pensato una cosa così»

La Gazzetta dello Sport intervista Francesco Guccini. Paolo Faragò, neo acquisto del Bologna, ha scelto il numero 43 per la sua maglia, in onore del civico di via Paolo Fabbri, mitico album di gioventù del cantautore.
«In passato altri due calciatori avevano dichiarato pubblicamente di apprezzare le mie canzoni: uno che giocava nell’Inter, che venne anche a un mio concerto, e l’altro nel Pescara. Poi Zoff: nel suo libro racconta che ascoltava sempre le mie canzoni. Ma che uno mi dedicasse il numero di maglia, beh, questo sinceramente è un inedito. Mai nella vita avrei pensato una cosa così…».
Guccini confessa di non seguire molto il calcio.
«Cosa so del Bologna? Niente: che il suo allenatore ha vinto una brutta malattia sì, però. Sa, io e il calcio non abbiamo vissuto molto insieme…».
E continua ricordando quando era a Bologna, nella casa di via Paolo Fabbri 43.
« Nei tempi in cui ero a Bologna non tifavo per nessuna squadra. Ricordo che dovevo dare l’esame di italiano, era il ‘64, del calcio non m’importava nulla, a differenza dei miei amici tifosissimi del Bologna e che oltretutto a calcio ci giocavano. A un certo punto sento un casino per strada bestiale. Ma cos’è ‘sto casino? Il Bologna aveva appena battuto l’Inter allo spareggio, quello dello scudetto. Io dovevo studiare…».
Racconta la noia la prima volta che andò allo stadio.
«Un cugino di mio cugino, Maino Neri, che giocò poi nell’Inter, ai tempi in cui vestiva la maglia del Modena mi fece avere i biglietti e da bambino andai a vedere Modena-Sampdoria 0-0. Una noia, mamma mia. Una noia tale che per anni non ho più visto una gara. Ho cominciato a interessarmi nuovamente dopo i Mondiali vinti dell’82».
Non nasconde di avere una simpatia per la Juventus.
«Ho sempre avuto una simpatia lontana per Platini. Da anni, ogni partita della Juve la guardo. Ho visto anche la vittoria sull’Inter dell’altra sera. A Bologna non amano molto la Juve? Spesso mi sento col mio amico Giorgio Comaschi, tifosissimo del Bologna. Quando la Juve vinse col Barcellona, mi disse: “Eh dai, ma loro giocavano larghi…”. Ora, io, ogni volta che il Bologna perde chiamo Comaschi: “Come mai avete giocato così larghi?”».
Mai scritta una canzone sul calcio, dice, perché non ne ha mai avuto voglia.
«Perché non m’è venuta voglia. Tenga conto di una cosa: io sono uno dei pochissimi italiani che da piccolo non ha mai dato un calcio al pallone. E non sono un intenditore, eh…».