Cobolli Gigli: “Conte è un esagitato, per questo nel 2007 alla Juve lo scartammo”

Il presidente della Juve post-Calciopoli: "Lo ricordo all'Arezzo che urlava nello spogliatoio, dissi che non era adatto a noi. Non vorrei essere nei panni di sua moglie"

L'Inter vince lo stesso Conte

Giovanni Cobolli Gigli è stato il presedente della Juventus nell’imediato post-calciopoli, per tre anni dal 2006 al 2009. E racconta a Radio Punto Nuovo un retroscena sulla personalità di Antonio Conte e sul suo rapporto con la Juventus, dopo la rissa in diretta tv con Agnelli.

“Conte è sicuramente un tecnico competente, ma esagitato: non vorrei essere sua moglie o sua figlia. È di alti valori tecnici, ma a livello umano un po’ meno. Nel momento in cui scartammo Conte per Ranieri nel 2007, parlandone con Blanc gli ricordai cosa successe ad Arezzo in una partita di Serie B in cui la Juve vinse 5-1 e festeggiò il ritorno in Serie A. Fuori dalla porta si sentiva una persona che urlava: era Conte (all’epoca alla guida degli aretini, ndr) incazzato nero perché non avevano pareggiato. Io segnalai quella reazione scomposta e senza senso, anche se nessuno gli diede grande importanza. Per me denotava la mentalità di uno che non avrebbe dovuto allenare la Juventus“.

Cobolli Gigli parla anche del famigerato “stile Juve”, a proposito di quel “coglione” proferito da Agnelli:

“Il termine ‘coglione’ può essere usato anche per dire ‘stupido’. Non escludo che l’Avvocato, persona raffinatissima, l’abbia detto anche in amicizia. Ieri Agnelli è stato vittima di sé stesso e del fatto che i social ti controllano in ogni momento. Veniva fuori da una partita combattuta e si è sfogato di quanto aveva accumulato tutto questo tempo verso Conte. Il suo errore è aver usato il termine in maniera offensiva. Agnelli ha la disgrazia e la fortuna di portare un cognome pesante, nonostante sia differente da suo padre. Il suo sfogo lo si nota, ma dopo un po’passa. Pensate invece a quanti altri presidenti di Serie A, e non solo, utilizzano il turpiloquio: Cellino, Zamparini, De Laurentiis. Quest’ultimo è giustificato in quanto nobile e ritiene dei vassalli tutti gli altri”.

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