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C’è stato un tempo in cui Meret era secondo portiere

C’è stato un tempo in cui Politano era preferito a Lozano e in cui Pirlo aveva la faccia di Chuck Norris e non di uno preoccupato per l’ingresso di Lobotka

C’è stato un tempo in cui Meret era secondo portiere

C’è stato un tempo in cui Meret – un giovane professionista adamantino, pronto, nemico degli alibi – era secondo portiere.

C’è stato un tempo in cui persino i campioni del mondo rimettevano in gioco dal fondo con un lancio lungo senza dover attendere dodici cartelle di una rivista specializzata che difendesse con un’analisi tecnico filosofica la base logico razionale del gesto.

C’è stato un tempo in cui giocare con la Juventus era un enorme e forse inutilmente grande sentimento prima di diventare un incontro fortuito sulla panchina tra due ex compagni di ragioneria che si ritrovano a discutere di Quota 100  e degli anni di contributi accantonati.

C’è stato un tempo in cui mi pare che Politano venisse prima di Lozano in qualche gerarchia interna, ma ho un ricordo vago.

C’è stato un tempo in cui Bakayoko e Petagna davano il loro massimo e ciò rincuorava perché la passione anzitutto.

C’è stato un tempo in cui Brunetta era ministro. (Ah no questo è un refuso).

C’è stato un tempo in cui Insigne sfatava i tabù di una storia nuova che doveva inverarsi ed innescarsi e giurerei che fosse più grande dei baci serali per San Valentino.

C’era un tempo in cui Pirlo distribuiva cucchiai mondiali con il viso marmoreo di Chuck Norris mentre stasera lo vedo preoccupato per l’ingresso di Lobotka – mi sa che la sicurezza dei propri mezzi è diminuita, ma rimane Maestro.

C’era un tempo in cui la pasta aglio olio e peperoncino non mi usciva bene – olio troppo caldo o aglio bruciato o poca acqua di cottura – invece stasera è uscita perfetta.

Mi consola.

Spero sempre nel futuro.

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