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«Capisco la sofferenza dei giovani per la mancanza di libertà, ma non sono mica reclusi»

Piero Angela a Specchio: «Quando ero giovane io c’era la guerra. Ricordiamoci che stare sotto le bombe o su un sofà sono due cose ben diverse».

«Capisco la sofferenza dei giovani per la mancanza di libertà, ma non sono mica reclusi»

Specchio intervista Piero Angela. Gli viene chiesto, tra le altre cose, come crede che le restrizioni in tempo di Covid influiranno sulla psiche di giovani e anziani. Soprattutto su quella dei giovani. Risponde richiamando la sua gioventù, quando c’era la guerra.

«Quando io ero un giovanotto, c’era la guerra. Non solo non c’era da mangiare, ma cadevano le bombe in testa. Non si usciva mica di casa facilmente. Capisco che oggi i giovani vogliano uscire e ritrovarsi, ma insomma ricordiamoci che stare sotto le bombe o su un sofà sono due cose ben diverse».

E sulla scuola:

«Anche durante la guerra la scuola era a singhiozzo. Io in quarto ginnasio avrò fatto due o tre mesi di scuola in tutto l’anno. E a parte la scuola, non è che ci fossero grandi possibilità di incontro. Oggi i ragazzi, con internet, in realtà hanno molte più occasioni di scambio. Certo, capisco che la mancanza di libertà causi sofferenza, e che ci sono cose che nessun social può sostituire, soprattutto quando ci sono di mezzo le ragazze (sorride di nuovo), ma non sono mica reclusi. Io vedo i miei nipoti che escono con gli amici, si danno da fare. Quello più piccolo, che ha diciassette anni, studia e lavora tantissimo con il computer. Anche lui è molto portato per la scienza. Di cinque nipoti che ho, quattro sono laureati in materie scientifiche».

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