Cabrini: «Paolo Rossi mi portò sfiga, voleva tirare lui il rigore che sbagliai nella finale del Mundial»

In un libro l'ex campione del Mondo racconta la sua profonda amicizia con Rossi, e molti aneddoti: "Alle ragazze che mi cercavano rispondeva «No, Antonio non c'è, ma ci sono io»

Cabrini Rossi

Antonio Cabrini racconta la sua profonda amicizia con Paolo Rossi in un libro, di cui La Stampa (ripresa da Dagospia) riporta alcuni stralci molto belli.

Un’amicizia approfondita in Nazionale, ma, come racconta lo stesso Cabrini “preceduta qualche anno prima da un preambolo, ai tempi in cui lui era nelle giovanili della Juve e io in quelle della Cremonese: ci incrociammo nella finale del Trofeo Albertoni, quello che vinsero i miei Grigiorossi dopo i calci di rigore. Ricordo quel ragazzo mingherlino che aveva lottato come un leone per arrivare lì, combattendo contro alcuni disturbi accusati nella fase della crescita: aveva problemi alle articolazioni ed era stato operato ai menischi in tenera età. Eppure, eccolo”

Tra i vari aneddoti c’è uno molto gustoso, il Paolo Rossi “portasfiga”.

Prima del rigore che sbagliai in finale con la Germania, si era avvicinato chiedendomi se me la sentissi. Se sono qui è ovvio che me la sento! Nella richiesta c’era dell’altro, perché, nel caso mi fossi rifiutato, sarebbe toccato a lui, che stava lottando per il titolo di capocannoniere…”.

Cabrini scrive che Rossi “fuori dal campo era una macchietta. Mi faceva da receptionist. Capitava che squillasse il telefono in camera, quando eravamo in ritiro, in linea delle ragazze che mi cercavano. «No, Antonio non c’è, ma ci sono io» era la sua risposta classica. Che sagoma”.

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