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Moratti: «Vaccini? Per semplificare, ho usato il termine Pil, ma intendevo parlare dei lavoratori»

A Repubblica: «È stata strumentalizzata una frase. Non penso che la Lombardia debba avere più vaccini. Da questa pandemia si esce tutti insieme»

Moratti: «Vaccini? Per semplificare, ho usato il termine Pil, ma intendevo parlare dei lavoratori»

La neo assessora al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti, ha rilasciato un’intervista a Repubblica. E’ a capo dell’assessorato da due settimane soltanto ma ha già fatto parlare abbondantemente di sé per la questione vaccini. La Moratti ha scritto ad Arcuri chiedendo che le dosi fornite alle regioni fossero ripartite in base al Pil. Salvo poi fare marcia indietro e rettificare la lettera dopo l’esplosione delle naturali polemiche conseguenti. Oggi spiega a Repubblica che si è trattato di un malinteso, anzi, di una strumentalizzazione delle sue parole.

«È stata strumentalizzata una frase, estrapolata senza tener conto del contesto e del significato che avrei voluto dare a una parola. Nella lettera che ho scritto al commissario Arcuri ho specificato in maniera chiara quello che intendevo: potrebbero essere rivisti i criteri per l’accelerazione dei vaccini, non per la loro distribuzione, in quelle regioni che si trovano in zona rossa, hanno una densità abitativa maggiore e una mobilità più intensa. Poi, parlando di categorie, ho evidenziato come nella fase 2 potrebbero essere presi in particolare considerazione gli insegnanti, il personale scolastico e i lavoratori. In questo senso, per semplificare, ho usato il termine Pil, ma intendevo parlare dei lavoratori».

Quindi non pensa che la ricca Lombardia debba avere più vaccini? Le viene chiesto in maniera chiara. Risponde:

«Ma per carità, no. Da questa pandemia si esce tutti insieme. Non fa parte del mio modo di intendere le fragilità, è la mia storia personale a raccontarlo. Poi, nella logica di un incontro informale può essere stato frainteso».

 

 

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