Alla Gazzetta: «Prima ero un ragazzino inconsapevole che giocava a pallone. Ora penso di più agli infortuni, al corpo, a mangiare e dormire bene. Torno al massimo ad aprile. In tempo per gli Europei»
Sulla Gazzetta dello Sport una lunga intervista a Nicolò Zaniolo, calciatore della Roma fermo da tempo per un brutto infortunio alle ginocchia. Racconta la sua carriera fin qui e torna anche sulla “punizione” ricevuta a suo tempo da Mancini, in Nazionale, con Kean. Cosa che era capitata anche con Di Biagio.
«Con Di Biagio abbiamo fatto un paio di ritardi nella riunione e il mister giustamente si è arrabbiato. Riconosco di aver sbagliato, ho fatto una cavolata. Il mister doveva dare un segnale al gruppo e ha fatto la scelta giusta nel metterci fuori rosa perché devi rispettare le regole, non conta come ti chiami. Prima viene il gruppo e poi te. Con Mancini sono sempre stati errori di ritardi: non tanto gravi, ma non si devono fare. Ci sono le regole del gruppo e le devi rispettare. Ora per fortuna non ci sta più capitando, ci stiamo concentrando solo sul lavoro, siamo maturati. Prima eravamo più ragazzini, non capivamo bene dove eravamo. Ora sappiamo dove siamo e sappiamo di volerci restare».
Zaniolo parla degli infortuni.
«È stato peggio il secondo incidente. Quando è successo è scesa la notte. Ero rientrato contro il Napoli dal primo infortunio e mi sentivo bene, ho fatto anche due gol. Mancini mi schiera per la prima volta come titolare in Nazionale, contro l’Olanda. A un certo punto sento lo stesso dolore, con lo stesso movimento interno nell’altro ginocchio e tutto precipita. Non nascondo che per una settimana sono stato nel letto a piangere, senza parlare, a mangiare poco. Quel crack è stato una batosta incredibile e anche per questo ho scelto di cambiare chirurgo. Mariani aveva fatto un lavoro perfetto, il ginocchio destro infatti ora sta benissimo ma ora volevo introdurre un elemento di novità, per non ripiombare in qualcosa che mi sembrava di aver già vissuto, di conoscere».
Gli infortuni, però, ammette, lo hanno fatto crescere.
«Questi due infortuni mi sono serviti molto. Professionalmente e umanamente. Mi hanno fatto male, fuori e dentro, però mi sono serviti. Prima magari in palestra ci andavo ma solo perché dovevo, ora dal lavoro che faccio lì dipende la mia carriera, il mio futuro. Ora vado un’ora prima al campo per allenarmi di più e meglio. Prima magari mangiavi una schifezza in più, adesso ne mangi una in meno. Questi infortuni, non sembri paradossale, mi hanno consentito di crescere, di maturare. Come uomo e come calciatore».
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«Prima ero un ragazzino inconsapevole che giocava a pallone. Ora penso di più agli infortuni, al corpo, a mangiare e dormire bene. Prima era tutto un po’ una festa, ora è un lavoro. Duro e bellissimo. E non vedo l’ora di ricominciare».
Ora il traguardo sono gli Europei. Non ha fretta, dice. E dà una data per il ritorno in campo.
«Più o meno aprile. Al massimo. In tempo per gli Europei».
Zaniolo parla anche di Totti.
«Francesco è una leggenda, solo a vederlo ti vengono i brividi per quello che ha fatto, per ciò che ha dato. Totti a Roma, ma anche in Italia e nel mondo, è un campione assoluto. Anche come persona è speciale. Dopo gli infortuni mi è stato vicino. Mi ha detto di stare tranquillo perché tutti aspettano il mio ritorno. Però mi ha suggerito di farlo con calma, perché nessuno mi corre dietro».