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Nessuno ha visto la mostra sul Napoli, tutti se ne lamentano. Il vernissage visto da Berlino

Napoli si conferma zona di lamento preventivo. Maradona sembra Mammucari, non hanno messo Renica, Adl non doveva esserci. Poi scopri che nessuno c’è stato

Nessuno ha visto la mostra sul Napoli, tutti se ne lamentano. Il vernissage visto da Berlino

Vorrei formalmente richiedere alle istituzioni e alle autorità competenti di sospendere, posticipare o cancellare il progetto “Fermata Mostra-Maradona”.

Nelle ultime quarantotto ore questo evento è stato oggetto di circa il novanta percento dei messaggi WhatsApp ricevuti da Napoli, ponendo gli ultimi due giorni dicembrini tra i primissimi nella speciale classifica delle spam chat, parametrata universalmente su quelle dei genitori dei compagni di classe dei poveri bimbi quando discutono della qualità dell’olio alla mensa dell’asilo.

Ho visto cose che francamente Ridley Scott se le sogna, cose che avrebbero suggerito a Philip Dick di ambientare il suo Cacciatore di Androidi nella Cumana: ho ricevuto in contemporanea – sfidando il concetto relativistico di simultaneità – due messaggi distinti con la medesima foto raffigurante un gruppo (credo) di ex calciatori del Napoli con due differenti critiche – “Non gli assomigliano proprio” e “Vergogna! Hanno messo questi e non Renica”.

Nel frattempo mi arriva un messaggio di uno che mi riporta il post su qualche social di uno che pare sia proprio Renica, amareggiato perché non l’avrebbero inserito in questa mini-mostra che così tanto successo sta riscuotendo. Le parole dell’ex libero del Napoli suonano come quelle di uno scampato ad un incendio che prega tutti di potersi gettare tra le fiamme di un inferno di cristallo. Tralascio. Si accavallano altri messaggi: c’è De Laurentiis e non dovrebbe esserci, manca quel terzino, perché non hanno messo quel centravanti, i disegni sono dozzinali. D’altra parte sottovalutare l’abitudine all’arte di questa città, brulicante di novità e creazioni avanguardiste, e presentare un Maradona che somiglia a Teo Mammucari (questo lo dice un altro messaggio, dove si parla della “Mano di Theos”, in un crescendo rossiniano di irresistibile umorismo) è sacrilego.

Un altro caro amico cittadino mi manda una foto con un diverso gruppo del murales e mi chiede di smascherare l’eventuale bufala: “Secondo te è un fake?”. Io leggo da Berlino e vorrei avviare una indagine a riguardo per la quale chiedo a voi, maestranze, di pensare magari a una commissione parlamentare, sulla falsariga del debunking di Kubrick e lo sbarco sulla Luna.

Dopo poche ore, verso il diciottesimo messaggio, mi accorgo, come Fantozzi con i filoni di pane, che le venti foto mandatemi sono in realtà sempre le stesse tre. E che nessuno di chi mi ha scritto, finora, la mostra vera, alla fermata, l’ha visitata. A Napoli, zona di lamento preventivo, ora esiste il lamento differito. La versione covid del lamento: con distanziamento sociale.

C’è anche chi si lamenta della intempestività dell’organizzazione – come hanno fatto a non prevedere la morte di Maradona? La prossima volta, almeno, care istituzioni, non fate troppa economia e nel budget di un evento artistico di tale portata, che deve ricostruire i mille trofei cittadini, aggiungete una divinazione del Mago di Arcella. Sui sei/dodici mesi difficilmente fallisce.

Oppure, come extrema ratio, ricordate che il piccolo cambio di nome di una stazione della Cumana, per il famoso effetto butterfly, può causare una grossa sensazione di spossatezza all’addome per le persone che vivono a migliaia di chilometri di distanza.

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