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Contro l’Inter il miglior Napoli della stagione

Gattuso ha rispolverato la difesa a tre di Ancelotti. Il deficit di mentalità può essere corretto o con grandi investimenti sul mercato o seguendo la strada della crescita tattica

Contro l’Inter il miglior Napoli della stagione

Il miglior Napoli (tattico) della stagione

Negli articoli di questa rubrica, da sempre, si cerca di razionalizzare il racconto del calcio attraverso i dati e le evidenze tattiche. Spesso, però, il risultato di una partita non può essere spiegato utilizzando questo approccio, questo tipo di analisi. Inter-Napoli appartiene a questo gruppo di partite. Il punteggio finale della gara di San Siro non rispecchia assolutamente quanto espresso e mostrato dalle due squadre in campo, è frutto di episodi che non sono dipesi dallo svolgimento tattico della partita, non del tutto almeno. Massimiliano Gallo, sul Napolista, ha dato una lettura emotiva della gara, una lettura condivisa da chi scrive (qui). Ma resta il fatto che il Napoli di ieri sera non meritava assolutamente la sconfitta. Anzi, la squadra di Gattuso ha offerto la miglior prestazione tattica della sua stagione.

Il tecnico calabrese ha preparato la partita in maniera minuziosa. Anzi, dedicata. Questo è il termine adatto. In pratica, ha pensato e attuato delle soluzioni atte a determinare dei vantaggi strategici rispetto ai suoi avversari. E ci è riuscito, con un’interpretazione (più) difensiva nel primo tempo e un atteggiamento (più) propositivo nella ripresa. Vediamo quali sono state queste soluzioni.

Il ritorno della difesa a tre (di Ancelotti)

Napoli-Liverpool, 3 ottobre 2018. È la prima partita in cui Carlo Ancelotti, ex allenatore del Napoli, ha schierato la difesa a tre in fase di costruzione. Allora fu Maksimovic a interpretate il ruolo fluido, quello del terzino destro che, durante il primo possesso, diventa “braccetto” della linea a tre accanto ad Albiol e Koulibaly. A Milano, ieri sera, Gattuso ha rispolverato quella mossa. Di Lorenzo è diverso da Maksimovic, non è un laterale destro puramente difensivo, ma è stato utilizzato allo stesso modo. Accanto a lui, Manolas e Koulibaly hanno costituito la linea a tre che serviva al Napoli per avere superiorità numerica in fase di impostazione.

Nel primo frame, si vede chiaramente la difesa a tre in fase di impostazione. Insigne, nel cerchio rosa, è nella posizione di mezzala sinistra. Nel secondo frame, invece, vediamo come Mário Rui (nel cerchio bianco) abbia giocato più largo e (molto) più avanzato rispetto a Insigne (sempre cerchiato di rosa); Zielinski e Mertens sono sulla stessa linea, mentre Lozano, a destra, è molto largo e da lì, spesso, ha attaccato la profondità.

L’Inter è una delle pochissime squadre di Serie A che attacca e difende con due punte pure. Ovvero, con due attaccanti che si dividono lo spazio sull’asse orizzontale, sempre, senza ripiegamenti sulle fasce – come per esempio fa Ronaldo alla Juventus, accanto a Morata. Inoltre, la squadra di Conte tende a difendere sempre in maniera molto aggressiva, a recuperare palla molto in alto – e infatti l’unica occasione vera costruita dall’Inter in tutta la gara è nata da un errore in uscita di Koulibaly: palla persa e tiro di Lautaro Martínez da centro area.

Per bypassare questo pressing, Gattuso ha ricostituito la difesa a tre di cui abbiamo parlato finora. Ma è andato anche oltre: Mário Rui, laterale sinistro, ha stazionato perennemente in una posizione più larga e più avanzata rispetto a quella di Insigne. Si veniva a determinare una sorta di 3-4-1-2 asimmetrico, tutto schiacciato a sinistra: Insigne ha occupato lo slot la mezzala sinistra, muovendosi nel mezzo spazio da terzo centrocampista, quasi sulla stessa linea del doble pivote costituito da Demme e Bakayoko; contestualmente, Mário ha agito da  esterno a tutta fascia secondo un’interpretazione molto offensiva; Zielinski si è mosso nei mezzi spazi alle spalle di Mertens (poi di Petagna), mentre Lozano garantiva ampiezza a destra oppure attaccava la profondità.

In questo modo, il Napoli ha costretto l’Inter a disordinarsi: Insigne, che normalmente sarebbe stato marcato da Darmian, è stato spesso seguito dal difensore centrale (Skriniar) e/o dalla mezzala di parte (Barella); a volte era proprio Mário Rui a tenere impegnato il laterale destro dell’Inter, è riuscito a muoversi spesso dietro le sue spalle, creando così la luce necessaria per combinare con Zielinski.

Due azioni praticamente consecutive del Napoli: nella prima, in alto, Barella insegue Demme (tutto spostato a sinistra) mentre Darmian tiene d’occhio Insigne; Mário Rui, in posizione offensiva, viene preso addirittura da Skriniar. Pochi secondi dopo (immagine sopra), Insigne porta palla ed è seguito da Barella; Darmian, invece, è scalato su Mário Rui.

Queste scelte tattiche, all’inizio del primo tempo, sono servite a Gattuso perché i suoi uomini non soffrissero mai, o quasi mai, il pressing dell’Inter. Per tenere bassi i ritmi della partita, per far valere la tecnica del Napoli, per rendere meno accentuato il mismatch fisico tra azzurri e nerazzurri. L’uscita dalla difesa è stata sempre abbastanza pulita, e infatti i dati del possesso palla sono molto favorevoli al Napoli (58% nel primo tempo, 59% al fischio finale).

A partire dalla mezz’ora del primo tempo, e poi nella ripresa, gli stessi principi e gli stessi meccanismi sono stati attuati dal Napoli con una chiave molto più offensiva. Anche i dati confermano questa sensazione: al momento del rigore fischiato per fallo (netto) su Darmian, la squadra di Gattuso aveva messo insieme 10 conclusioni verso la porta di Handanovic; l’Inter, invece, era ferma a 3. Certo, un’analisi più profonda di questi dati mostra come il problema del Napoli sia stato creare occasioni davvero nitide: di questi 10 tiri, solo uno (quello di Insigne di tacco) è finito nello specchio della porta dell’Inter.

Dati sul baricentro nettamente diversi, anzi invertiti, tra primo e secondo tempo.

A fine gara, il Napoli conterà solo altri 2 tiri nello specchio (quello di Di Lorenzo e poi quello di Politano, entrambi respinti da Handanovic), per un totale di 3. Una quota a cui è necessario aggiungere il palo di Petagna. In tutto, quindi, sono 4 conclusioni realmente pericolose su 17 tentativi. Non una grande media, e forse il grande difetto del Napoli contro l’Inter è stato proprio questo: non riuscire a capitalizzare la mole di gioco effettivamente costruita durante la gara.

Come ha difeso il Napoli

Il Napoli ha vinto – anzi: ha dominato – la partita tattica soprattutto grazie a un assetto difensivo molto efficace. Il 3-5-2 offensivo scivolava velocemente in 4-4-2 difensivo, con Insigne e Lozano sulla linea dei centrocampisti, e con Zielinski accanto a Mertens (e poi a Petagna). In questo modo, il Napoli ha costretto l’Inter a utilizzare solo le fasce per risalire il campo (i nerazzurri hanno costruito addirittura l’82% delle loro azioni sulle corsie laterali), tagliando di fatto i rifornimenti verticali a Lukaku e Lautaro Martínez.

I due attaccanti sono stati seguiti praticamente a uomo da Manolas e Koulibaly, con i due terzini pronti a raddoppiare – anche perché i due esterni a tutta fascia venivano presi anche da Insigne e Lozano. Il possesso palla iniziale dell’Inter, con il solito rombo di costruzione formato dai tre difensori e da Brozovic, spostava la palla troppo lentamente perché il sistema del Napoli potesse disunirsi.

Nel primo frame, si vede il Napoli schierato chiaramente con il 4-4-2; inoltre, è da notare quanto Koulibaly e Manolas siano vicini a Lautaro Martínez e Lukaku; nella seconda immagine, invece, vediamo le perfette coperture e le scalate dei giocatori di Gattuso mentre l’Inter imposta da dietro, formando il classico rombo.

Non a caso, l’Inter è riuscita a tirare solo 5 volte verso la porta di Ospina. E 2 di questi tentativi sono arrivati nell’azione del rigore, considerando anche la trasformazione (impeccabile) di Romelu Lukaku. Si tratta di un dato molto significativo, considerando che la squadra di Conte ha una media di 15,6 tiri per match ed è seconda (proprio dietro al Napoli) per numero di conclusioni nello specchio ogni 90′ di gioco (5,8).

Il fatto che il Napoli sia riuscito a bloccare una squadra così efficace in attacco è un altro segnale rispetto alla vittoria tattica ottenuta da Gattuso. Ma, come detto in apertura, può succedere – e succede spesso – che la vittoria tattica non porti a quella sul campo. Anche perché si tratta di una superiorità effimera, nel senso che si può cancellare con un colpo di vento. Per esempio, l’azione che porta al rigore per l’Inter.

L’unica azione in cui Lukaku è stato davvero efficace.

Come si vede nel video sopra, tutto nasce proprio dall’unico momento in cui Koulibaly e il Napoli non riescono a tagliare il rifornimento verticale a Lukaku. Il belga è bravissimo a coprire il pallone, a toccarlo in modo che Sensi abbia spazio per concludere. Il tiro viene rimpallato, il fallo di Ospina su Darmian arriva solo dopo un rimpallo molto fortunato, quindi si può dire che in realtà il Napoli abbia difeso bene anche in questa azione. Eppure questo gol ha deciso la gara. Del resto nel calcio basta un secondo di distrazione in una partita perfetta per vanificare tutto. È uno sport, non una scienza esatta. Ed è bellissimo proprio per questo.

Dopo l’espulsione

Il Napoli ha continuato a giocare molto bene anche dopo il gol dell’Inter e l’espulsione di Insigne. Anzi, in realtà ha addirittura migliorato il suo rendimento tecnico, tattico e statistico. Lo dicono i numeri: 7 conclusioni, di cui nello specchio della porta, dal 71esimo fino al fischio finale. Conte, evidentemente, ha capito che la sua squadra si trovava in grossa difficoltà atletica e tattica, e allora ha deciso di togliere una punta e inserire Hakimi, passando così a un modulo ancora più coperto (5-4-1 in fase difensiva). Questa mossa ha schiacciato i nerazzurri nella loro area di rigore, permettendo al Napoli di arrivare facilmente al limite dell’area e poi a trovare gli spazi per imbucare il pallone o per far penetrare i giocatori con maggiore gamba.

Quattro azioni pericolose consecutive, tutte dallo stesso lato. Non può essere un caso.

Sono nate così le occasioni per Politano, Di Lorenzo e Petagna, nella fase finale della partita. Anche se la capacità di costruire queste occasioni potrebbe essere ricondotta alla foga del momento, alla necessità di recuperare la partita, la realtà è diversa. Come si vede nel video sopra, sono azioni che nascono e si sviluppano tutte allo stesso modo: il Napoli attacca a destra, e attraverso la creazione della superiorità numerica – creata da Lozano – o posizionale riesce a costruire la conclusione. Proprio il messicano merita una menzione: è stato il giocatore più attivo del Napoli in fase offensiva, puntando costantemente l’uomo ha conquistato 5 calci di punizione e ha servito un passaggio chiave, quello per il tiro di Politano deviato alla grande da Handanovic.

Proprio la mancanza di freddezza e di lucidità sotto porta ha determinato il risultato negativo. Ma, anche alla luce del finale di partita, va sicuramente apprezzata la capacità, da parte della squadra di Gattuso – e quindi anche dello stesso allenatore azzurro –, di comprendere quali fossero i punti deboli dell’Inter. Di farlo lungo tutto l’arco della partita. E di continuare a riuscirci pure in un finale così caldo dal punto di vista emotivo. Anche questo è un segnale positivo per il futuro del Napoli.

Conclusioni

Dunque: al netto della mancanza di freddezza e personalità nei momenti chiave, Inter-Napoli resta una partita che dà delle indicazioni tattiche positive. La squadra di Gattuso ha mostrato di poter assorbire bene un cambiamento impattante come il passaggio alla difesa a tre in fase di impostazione; inoltre, gli azzurri hanno saputo trasformare questa mossa da conservativa a offensiva. Lo hanno fatto attraverso un cambio di ritmo che, per essere portato a termine, necessita di consapevolezza, sicurezza nei propri mezzi, conoscenze tattiche.

Il Napoli possiede tutte queste qualità. E quindi potrà migliorare solo continuando a insistere in questa direzione. Cioè, in tutte le direzioni che offre la rosa. Del resto il difetto di mentalità che ha portato alla sconfitta contro l’Inter può essere corretto in due modi: con grandi investimenti sul mercato, impossibili al momento, oppure seguendo la strada della crescita tattica. Questo forse non basterà per vincere lo scudetto, del resto neanche il Napoli di Sarri al terzo anno, una squadra dal sistema ormai mandato a memoria, era riuscito a compensare del tutto questa mancanza. Ma va considerato anche il fatto che l’Inter, nonostante la pochezza tattica mostrata ieri sera, resta una squadra di alta qualità.

Eppure i nerazzurri hanno sofferto molto contro il Napoli. Sono stati bloccati per tutta una gara e avrebbero anche meritato di subire uno o più gol. Difficilmente la squadra di Gattuso incontrerà un avversario così forte, e anche così fortunato, sul suo cammino. Però ieri sera ha dimostrato, forse ha anche capito, di essere pronta a indossare davvero abiti diversi. A cambiare in base al contesto, l’unico modo che questa rosa ha per vincere le partite tattiche che affronterà. In questo modo non si assicurerà di vincere sempre anche i punti in palio, ma di certo aumenterà le sue possibilità.

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