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Ecco perché al Napoli serviva Ibrahimovic

Un’azienda deve individuare i propri punti di rottura, se vuole migliorare. Sarà anche come dice Gattuso ma Insigne ha commesso un’ingenuità

Ecco perché al Napoli serviva Ibrahimovic

Nella vita si può scegliere la direzione e l’atteggiamento preferiti. Dopo la sconfitta con l’Inter – millesimo remake di una storia che ormai conosciamo a memoria, è inscritta nel nostra Dna – possiamo serenamente prendercela con l’arbitro, anche in maniera non chiagnazzara come ha fatto Gattuso. Oppure, però, possiamo provare ad analizzare come sia possibile che da dieci anni, da Chelsea-Napoli, anzi da Udinese-Napoli con Inler tra i friulani, il Napoli viene sempre meno nei momenti clou.

Perché avrà anche ragione Gattuso a dire che all’estero non ti espellono se mandi a quel paese l’arbitro, che in Italia – aggiungiamo noi – non tutti i giocatori sono considerati allo stesso modo. Sta di fatto che Insigne ha commesso un’ingenuità. Una sciocchezza. Ma non è colpa di Insigne. Insigne è solo l’evidenza di un punto di rottura. Il Napoli non tiene mentalmente. Mai. Non regge quei livelli. Anche perché si veste sempre di falsa modestia. E alla fine non gli regge la pompa. Due anni fa, a Milano, accadde la stessa storia. Allora la testa la perse Koulibaly. E buttammo via una partita che stavamo per vincere. Proprio come stasera. Come a Firenze con Sarri. Come a Torino, sempre con Sarri, quando fummo puniti da Zaza allo scadere.

Non è un caso. Non è mai un caso. O comunque non puoi darti questa spiegazione. Devi capire perché l’azienda non riesce a superare un determinato livello. È il motivo va ricercato anche negli uomini che hai. Perché è un dato di fatto che il Napoli lo scatto di qualità lo fece quando acquistò Cavani. Fu Cavani a trascinare il Napoli dalla zona Uefa ai primi tre posti. Poi, tutto quel che sappiamo. Benitez, Higuain, gli acquisti spagnoli, Sarri, Mertens centravanti, Ancelotti. Ma il Napoli è sempre là. In alta classifica ma quel limite non lo supera mai. È arrivato a 90. Poi, però, bisogna passare da 90 a 100. E noi non passiamo mai.

È il motivo per cui Ancelotti aveva individuato in Ibrahimovic l’uomo che faceva al caso del Napoli. Non si può rimanere per la vita a prendersela con gli arbitri, con lo scarso peso politico, con la sfortuna. Bisogna individuare le carenze e adoperarsi affinché vengano superate. Insigne stasera ha anche sfiorato un grande gol. Ma due minuti dopo, ha commesso l’ingenuità che ci è costata la partita. La vita non mente. E la vita è quel che accade. Il Napoli sul più bello balbetta sempre. Sempre. Si perde.

Oggi, in un campionato di Serie A qualitativamente inferiore rispetto ai precedenti, Ibrahimovic sta consentendo al Milan di essere primo in classifica. Milan che in due partite senza di lui ha pareggiato contro Parma e Genoa. Quest’anno rispetto all’anno scorso la Juve è più debole, l’Inter è più debole, la Lazio va meno forte, l’Atalanta idem.

Con Ibrahimovic il Napoli non avrebbe mai perso questa sera contro l’Inter. Questo è il punto. Per alcuni fastidioso. Ma è la realtà dei fatti. Se il Napoli vuole migliorarsi ulteriormente, deve lavorare sull’altissima qualità. Mentale sì. Ma anche calcistica. Servono uomini e caratteri che spingano la squadra oltre i propri limiti. Sennò tra quattro mesi staremo a commentare un’altra partita come questa, giocata benissimo. A ripetere “non avremmo meritato di perdere”. Così come facciamo da dieci anni.

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