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Maradona e i dieci comandamenti

Dieci come gli “hijos de puta” che hai urlato contro i soprusi. Dieci come le volte che ho visto mio nonno piangere ai piedi del tuo genio

Maradona e i dieci comandamenti

Dieci come i comandamenti, il primo mai nominarti invano, in campi che non hanno mai sentito affondare i tuoi tacchetti, in salotti che non ti avranno mai.
Dieci, denominato Cielo, per indicare sia la perfezione che il dissolvimento di tutte le cose.
Dieci, composto dal numero uno e da un cerchio, dal primo assoluto alla chiusura delle cose.
Dieci come le tue vite e come le volte che ci vieni in mente durante ogni partita.
Dieci, come il minuto del secondo tempo in cui l’Inghilterra si inginocchiò ai tuoi piedi e indietro si portò il mondo.
Dieci come i ritocchi delle campane, quel malinconico e ripetitivo suono che risolleverà il ricordo ogni volta che il pallone sfiora l’erba.
Dieci come le volte che ho visto mio nonno piangere ai piedi del tuo genio e mio padre saltare alla fine del tuo sinistro.
Dieci come gli “hijos de puta” che hai urlato contro i soprusi, contro le ingiustizie, per i tuoi popoli, per le tue genti.
Dieci come il numero simbolo dell’origine dell’Universo e tu sei stato il principio di un pallone che rotolava in maniera opposta e contraria ma comprensibile a chi si affidava alla gioia, alla libertà.
Dieci come una maglia, quella che stendiamo e stenderemo sui fili doppi e staccati, come due occhi, che partono da Napoli e arrivano a Buenos Aires, e umidi piangeranno ogni giorno, ogni momento l’addio alla vita mortale dell’ultimo simbolo trasversale della nostra umanità.
Oje vita, oje vita mia..
Oje core e chistu core…
Si’ stato ‘o primme ammore…
‘O primme ‘e l’ultimo sarraje pe’ mme!

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