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Così il Napoli ha rinunciato a Ibrahimovic (scritto un anno fa)

Zlatan sarebbe venuto anche senza Ancelotti. Gattuso disse a Raiola che non c’era posto per lui nel 4-3-3. Per il club fu una scelta di tutti

Così il Napoli ha rinunciato a Ibrahimovic (scritto un anno fa)

Oggi, 1° dicembre 2021, Zlatan Ibrahimovic racconta, nel suo libro “Adrenalina”, che è stato praticamente un calciatore del Napoli, che era tutto fatto sarebbe venuto con Ancelotti dopo il disastro dell’ammutinamento. Poi, però, De Laurentiis licenziò l’attuale tecnico del Real Madrid e ingaggiò Gattuso che si oppose all’arrivo di Zlatan ritenendolo non adatto al suo 4-3-3. Il Napolista, nel silenzio generale (gran parte della stampa è stata prona a Gattuso) aveva raccontato più tutto di un anno fa con una serie di articoli. Ve ne riproponiamo uno.

 

Da quando è tornato in Italia, al Milan, Zlatan Ibrahimovic ha giocato 24 partite di Serie A e ha segnato venti gol. Solo in quest’avvio di campionato, ne ha realizzati dieci in sei partite giocate (in due è stato fermato dal virus). Gli ultimi due li ha segnati domenica sera al San Paolo proprio contro il Napoli la squadra che è stata a un soffio dal prenderlo lo scorso autunno. Poi, tutto è sfumato. E non si è mai riusciti bene a capire perché. È, stranamente, una storia passata in secondo piano. Il Napolista ve la racconta.

Tra novembre e dicembre 2019, il Napoli si stava muovendo su due piani distinti. Da un lato c’era il caos interno, con l’ammutinamento nei confronti della società per l’ormai celebre ritiro e le spigolosità di spogliatoio che tuttora resistono; dall’altro, la forza di immaginare il futuro e il modo per uscire da quella situazione. Carlo Ancelotti, ancora allenatore del Napoli, l’idea l’aveva avuta. Far tornare Zlatan Ibrahimovic. I due, è noto, hanno ottimi rapporti.

Nel Napoli non tutti erano d’accordo. Come abbiamo scritto, i bene informati raccontano che all’idea di portare a Napoli Ibrahimovic al direttore sportivo Giuntoli scappò una risata. Lo considerava vecchio, come considerava vecchio l’allenatore. Altri, vicini al Napoli e soprattutto vicini a Giuntoli, smentiscono questa versione. Comprensibilmente, dopo quel che Zlatan sta combinando.

Fatto sta che Ibrahimovic gioca nel Milan. E che domenica sera – prima della partita – Giuntoli ha rilasciato a Sky dichiarazioni di sufficienza, potremmo dire di spocchia, nei confronti del probabile arrivo del fuoriclasse a Napoli. «Non facevamo un punto e avevamo cose più importanti di cui occuparci», queste le sue parole.

Nonostante Giuntoli, la trattativa naturalmente partì e praticamente si concluse. Ci fu più di una conference call col presidente De Laurentiis. Conference call con Zlatan e ovviamente con Mino Raiola. Tutto era stato definito. Le cifre. Anche i dettagli. Ibra si era informato sulla città da cui è da sempre affascinato.

Ancelotti voleva Ibrahimovic a Napoli per diversi motivi. Innanzitutto strettamente calcistici. Un fuoriclasse che in pochi mesi ha trascinato il Milan da squadra da settimo-ottavo posto alla testa della classifica. Ibrahimovic consente di sbrogliare i problemi di personalità su cui domenica sera si è attardato in tv Gattuso dopo averne presi tre dai rossoneri e due da Zlatan. Ancelotti, non è un mistero, sin dalla estate aveva indicato al club la strategia per svecchiare la squadra e cambiare aria nello stanzone.

Poi, però, arrivò il licenziamento di Ancelotti. E di Ibrahimovic non si è più parlato. Ma la trattativa, e qui c’è un’altra novità, rimase ancora in piedi. Anzi, era praticamente conclusa. Sono due le versioni a proposito di quei giorni.

La prima riguarda più strettamente Gattuso. Le persone più attente, tra i pochi che domenica sera potevano essere al San Paolo, raccontano che si sarebbero aspettati abbracci tra Ibrahimovic e Gattuso che pure vengono dipinti come grandi amici. Non ci sono stati.

Per Ibrahimovic l’esonero di Ancelotti non significava affatto rinunciare a Napoli. Gli dispiaceva ma il lavoro è lavoro. E anche la passione. E poi sulla panchina azzurra era arrivato un allenatore a lui vicino, che conosceva molto bene. Chiese così a Raiola di chiamare Gattuso e di informarsi sulla sua volontà di chiudere l’affare. Ma l’allenatore calabrese non raccolse. Spiegò a Mino che aveva in mente un altro Napoli, che il suo 4-3-3 non sarebbe stato adatto per Ibrahimovic. Raiola riferì a Zlatan che se la legò al dito e domenica sera ha presentato il conto.

Possibile che un allenatore come Gattuso abbia rinunciato così a Ibrahimovic? Possibile. Anche se possono esserci altre motivazioni. Ancelotti voleva Ibra anche per sistemare lo spogliatoio, per stabilire una gerarchia darwiniana. Gattuso preferisce un rapporto più pressante, un controllo più diretto su quel che accade. Ibrahimovic sarebbe stato certamente un personaggio molto complesso da trattare in un certo modo. E poi Gattuso sin dal primo giorno si è affidato al nucleo storico del Napoli. Nucleo storico che sarebbe stato spazzato via da Zlatan.

C’è poi l’altra versione. Quella più vicina al Calcio Napoli. E che accredita il no a Ibrahimovic come una scelta della società. Di tutti. Di De Laurentiis, di Chiavelli sempre attento ai conti, di Giuntoli. E anche di Gattuso. Insomma, quelli che fino a un giorno prima avevano quasi firmato il contratto col fuoriclasse svedese, hanno improvvisamente cambiato idea. E Ibrahimovic se n’è andato al Milan.

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