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La sentenza di Sandulli ha ripetuto quel che da settimane dicono alle tv private lombarde

POSTA NAPOLISTA – È inutile continuare con i ricorsi, le sentenze sono già scritte. E il non rigore su Osimhen a Bologna è stato il primo avvertimento

La sentenza di Sandulli ha ripetuto quel che da settimane dicono alle tv private lombarde

Non condivido l’ottimismo di Guido Ruotolo sul ricorso al Coni, anzi consiglio al presidente di metterci una pietra sopra e non parlarne più. Con la sentenza della corte federale, siamo arrivati alla frutta; il dolce e il caffè lo hanno lasciato al terzo grado di giudizio. L’amaro sarà riservato per il ricorso alla giustizia ordinaria: non aspettano altro per radiare il Calcio Napoli.

Il primo messaggio è arrivato da Bologna: fate i bravi altrimenti gli arbitraggi saranno tutti in questa direzione e noi tutti sappiamo  quanto male ci ha fatto la “longa manus” dell’AIA la scorsa stagione. Chi guarda le partite senza le inutili telecronache, avrà sicuramente sentito il vocione di Gattuso ripetere a più riprese “è rigore su Osimhen” mentre Pasqua riguardava l’azione al monitor. Posso anche ammettere che dal vivo non abbia visto il fallo (è grave, ma ci può stare), non averlo visto neppure dopo vari replay, esclude definitivamente la sua buona fede.

Continuare con i ricorsi significa farsi prendere in giro, le sentenze sono già scritte. Perché lo dico? Perché da oltre un mese sulle tv private lombarde che si occupano di aria fritta calcistica i vari saltimbanchi sostengono la stessa tesi di Sandulli, al punto che leggendo la sentenza ho creduto che l’udienza si fosse tenuta negli studi dell’emittente lombarda posizionata al numero dieci del telecomando. Ma le coincidenze non finiscono qui. Negli stessi studi televisivi (prima del secondo grado) è stato detto che in caso di accoglimento del ricorso tutte le squadre si sarebbero fermate e guarda caso anche il Sandulli mette questa ridicola motivazione nelle sentenza parlando di mancanza di rispetto.

Se un giudice ha costruito una sentenza su degli indizi, allora con degli indizi dico che è tutto marcio. Vorrei infine soffermarmi su un aspetto sollevato da vari giuristi ed avvocati: la possibilità di querelare  Sandulli per diffamazione. Prima, però, citerei in giudizio i tanti guitti che davanti alle telecamere hanno diffamato senza portare uno straccio di prova, ne cito uno per tutti. Mi riferisco al dinosauro pugliese che chiese la ricusazione di Sandulli sul suo giornale: in data 5 ottobre disse testualmente “A brigante, brigante e mezzo, hai fatto il furbo ora dovrai pagare” riferendosi a De Laurentiis. Non mi dispiacerebbe se il presidente chiedesse a questi soggetti un risarcimento danni tale da lasciarli in mutande.

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