La Procura interroga Lotito per tre ore. Si preannuncia battaglia legale sui tamponi

Il presidente biancoceleste avrebbe confermato di sentirsi vittima di un polverone sollevato per colpire la Lazio. Non sarebbe in ballo responsabilità da parte della società

bocciato il trust di lotito per la salernitana

Ieri il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è stato ascoltato dagli inquirenti alla Procura di Avellino come persona informata dei fatti sul caso tamponi.

Secondo quanto scrive la Gazzetta dello Sport, l’incontro con i procuratori è durato tre ore e si è concluso senza alcuna dichiarazione, né da parte degli inquirenti che della società biancoceleste.

I magistrati hanno chiesto conto a Lotito dei rapporti con la Futura Diagnostica di Avellino, in particolare i motivi della scelta di un laboratorio così lontano dalla Capitale.

“I magistrati hanno chiesto conto anche di alcune missive fra club e laboratorio e soprattutto verificato se le comunicazioni di legge delle positività alla Asl di Roma siano state effettuate nei tempi corretti o se c’è stato qualche disguido e chi ha comunicato cosa e quando”.

Il Corriere dello Sport scrive che ai pm Lotito ha confermato la sua linea

“si sente vittima di un polverone sollevato per colpire la Lazio e lo ha sottolineato davanti ai pm”.

Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, che parla di fonti vicine al presidente della Lazio,

“non è stato toccato alcun argomento che possa comportare eventuali responsabilità personali oppure della società”.

La Gazzetta dello Sport annuncia una battaglia legale sui tamponi.

“È quella che si preannuncia fra accusa e difesa sulla perizia, depositata lunedì, dal consulente d’ufficio della Procura sui 95 tamponi processati dal centro polispecialistico avellinese e relativi ai prelievi del 6 novembre sul gruppo Lazio”.

Le discordanze sugli esiti,

aprono la strada ad un contenzioso giuridico, ma anche tecnico-scientifico, sulle conclusioni. Ieri mattina il legale di Futura Diagnostica, Innocenzo Massaro, ha depositato in Procura le osservazioni redatte dalla consulente, Marilina Scalone. Si basano sul periodo di tempo trascorso dal tampone effettuato da Futura Diagnostica a quello riprocessato dal consulente d’ufficio: i protocolli prevederebbero un massimo di 3 giorni quando invece i nuovi test sono stati eseguiti a distanza di 4 giorni. Il perito di parte eccepisce anche sulla conservazione dei tamponi sequestrati, sulla temperatura. E inoltre ci sarebbe una contestazione ancora più specifica sui cicli di amplificazione usati nel test”.

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