In Serie C gli arbitri non fanno i tamponi

Lo scrive il Fatto Quotidiano: il protocollo dovrebbe essere uguale per tutti ma i direttori di gara non hanno la stessa tutela

arbitro

Tamponi su tamponi, migliaia di euro spesi dai club, rigidi protocolli per salvare la stagione. Per poi scoprire che alla domenica la persona meno controllata, e più a rischio, è quella che dovrebbe far rispettare le regole: l’arbitro.

La notizia è del Fatto Quotidiano, che ha appreso come per gli arbitri di Serie C non venga attuato quel protocollo che in realtà dovrebbe essere uguale per tutti. Con tutti i rischi che ne derivano.

Dietro questa anomalia c’è un’oggettiva difficoltà logistica: per gli arbitri non esiste un “gruppo squadra” come per i calciatori, arrivano da tutte le parti d’Italia e in Serie C sono tantissimi, circa 120 a giornata. Poi c’è il problema dei costi: la Figc se n’è fatta carico, ma per uno screening rigoroso per tutta la stagione bisogna preventivare almeno mezzo milione di euro. Un arbitro però non rischia di meno in Serie C. Da inizio campionato hanno contratto il Covid 4 direttori e 6 assistenti.

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