ilNapolista

Gazzetta: il Barcellona taglia gli ingaggi, la Serie A li aumenta e vuole gli aiuti del governo

Impietosa analisi di Teotino: “il calcio pretende finanziamenti senza cambiare nulla del modello di business che sta andando in default”

Gazzetta: il Barcellona taglia gli ingaggi, la Serie A li aumenta e vuole gli aiuti del governo

Dopo il Corriere dello Sport della scorsa settimana, con l’editoriale del direttore Ivan Zazzaroni, anche la Gazzetta dello Sport – che in realtà con Gianfranco Teotino ha sempre espresso questa visione – ricorda un concetto facile facile e cioè che il calcio italiano pretende aiuti governativi senza aver modificato nulla del sistema che sta andando al collasso. Collasso, aggiungiamo noi del Napolista, che soltanto in parte può essere attribuito al Covid-19. Perché la grossa fetta degli incassi deriva dai diritti tv e quelli sono rimasti più o meno gli stessi.

Teotino oggi sulla Gazzetta scrive un articolo che in tempi normali sarebbe definito di buon senso, oggi deve essere definito in controtendenza, eccezionale, eretico. Ci fermiamo qui. In anni ormai lontani, Teotino fondò “Rigore” giornale di approfondimento calcistico, che pensava che in Italia potesse esserci spazio per un’altra narrazione calcistica, distante da quella esclusivamente tifosa. Quel giornale, bello e interessante, ebbe vita breve.

Oggi sulla Gazzetta ricorda quel che sta avvenendo in Spagna, in particolare al Barcellona che dovrà ridurre di 274 milioni il tetto ingaggi. Non poco. Ricorda che già in estate i blaugrana hanno cominciato a sforbiciare con gli addii a Rakitic e Suarez. Lo stesso ha fatto il Real Madrid salutando James Rodriguez (regalato a zero all’Everton) e Bale. In Spagna adottano quel che Teotino definisce un salary cup morbido:

i conti dei club vengono tenuti sotto continuo controllo in modo da stabilire un limite di spesa a costo del lavoro e attività per i settori giovanili, fissato in relazione alla rispettiva solidità finanziaria (ammontare dei ricavi, debiti accumulati, eccetera).

Teotino nota come invece il comportamento in controtendenza delle squadre italiane alcune delle quali hanno addirittura aumentato il tetto ingaggi.

C’è chi (Inter, Lazio, Atalanta, Fiorentina…) la spesa per gli stipendi l’ha addirittura aumentata. Magari sono gli stessi club che con più forza paventano il rischio di default per l’intero calcio italiano e chiedono aiuti al governo. Che sarebbero legittimi, se non fosse che i richiedenti non hanno le carte in regola per ottenerli.

Teotino ricorda come altri settori, e fa l’esempio della ristorazione,

hanno invocato (e spesso ottenuto) i sostegni, ma contemporaneamente hanno studiato modelli di business alternativi.

Il calcio no, non ha pensato di cambiare niente: né la struttura dei campionati (riforma urgente già prima della pandemia), né l’offerta del prodotto-partita (oggi invisibile a chi non è abbonato alle pay tv e talvolta, come nel caso della Coppa Italia, invisibile tout court). Non è stato preparato un piano di contenimento dei costi, Federcalcio e Lega non si sono premurate di mettere intorno a un tavolo Associazione calciatori e società per concordare la revisione degli stipendi, nessuno si sta preparando a rendere gli stadi Covid-free per quando sarà finita l’emergenza. Di fronte a questa incapacità di agire a propria tutela, diventa difficile acconsentire anche a richieste logiche come il differimento delle scadenze fiscali o parziali decontribuzioni. Soprattutto
se incondizionate.

 

ilnapolista © riproduzione riservata