Calcagno: «Ingiusto strumentalizzare gli stipendi, occorre ridistribuire le risorse»
Al CorSport: «Il salary cap? L'abbiamo già testato per un decennio in Serie A e non ha riequilibrato i conti delle società»

Il Corriere dello Sport intervista il presidente dell’Assocalciatori, Umberto Calcagno. Il tema è quello del rischio di default nel calcio e la necessità di tagliare gli stipendi.
Sul salary cap di cui si è parlato in questi ultimi giorni per la Serie A:
«Il salary cap? L’abbiamo già testato per un decennio in Serie A e non ha riequilibrato i conti delle società. Forse è arrivato il momento di chiederci se i club siano arrivati a questa fase emergenziale facendo tutto il necessario negli anni precedenti».
Sul taglio agli stipendi:
«Durante il lockdown tutti i calciatori hanno fatto la loro parte. Non c’è un atleta che non abbia fatto rinunce economiche e oggi, dopo 6 mesi, siamo qui a parlare dello stesso discorso. Noi abbiamo sempre avuto un forte senso di responsabilità, ma quando parleremo di prospettive e di riforme con le altre componenti? Quando siederemo attorno a un tavolo, assumendoci ognuno le proprie responsabilità? Abbiamo calciatori professionisti che guadagnano meno di 50 mila euro lordi all’anno».
Il taglio degli stipendi non risolverebbe la crisi, per Calcagno.
«Noi non accetteremo che il tema degli stipendi diventi lo specchietto per le allodole per non parlare dei problemi veri del calcio, anche perché ricordo che molti contratti attuali sono stati fatti a settembre o a ottobre».
E aggiunge:
«A fine ottobre è emerso che più della metà delle squadre di A, B e Lega Pro aveva già pagato la mensilità di settembre. È da questi imprenditori che dobbiamo ripartire. Il problema c’è, ma non è giusto strumentalizzare gli stipendi più del dovuto. Passata questa stagione dovremo capire chi potrà permettersi di fare calcio e chi no. Se non garantiremo una migliore ridistribuzione delle risorse all’interno del sistema, e penso in particolare ai diritti tv, il futuro sarà preoccupante».