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Il Cts: «L’aumento dei contagi? Il problema sono gli assembramenti fuori le scuole e la movida»

Al CorSera parla Fabio Ciciliano, membro del comitato. «Niente stadi, niente discoteche, niente congressi, niente eventi con tanta gente. Il ritardo nella diagnostica effettivamente è un problema»

Il Cts: «L’aumento dei contagi? Il problema sono gli assembramenti fuori le scuole e la movida»
Milano, Fase 2 coronavirus, verso la normalita, prove di movida sul Naviglio Grande, gente sul naviglio (Maurizio Maule/Fotogramma, Milano - 2020-05-07) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Il Corriere della Sera intervista Fabio Ciciliano, dirigente della Protezione civile e membro del Comitato tecnico scientifico. Si esprime sull’aumento dei contagi nella nostra penisola. Li attribuisce al fatto che con la fine delle vacanze, il rientro al lavoro e le scuole aperte il virus circola maggiormente. In realtà, spiega, il pericolo non è a scuola, ma fuori.

«Molto poco per quanto avviene all’interno delle scuole dove si rispettano le regole di protezione, tantissimo rispetto al movimento quotidiano di circa 12 milioni di persone che si sommano agli altri lavoratori e a chi ha ripreso la vita sociale. E poi ci sono le conseguenze di quanto accaduto durante l’estate».

Sono aumentati i contagi all’interno dei nuclei familiari e l’età media dei ricoverati, salita di nuovo a 50. Bisogna osservare le misure di sicurezza, spiega.

«Bisogna tenere sempre la mascherina nei luoghi chiusi e rispettare la distanza, lavarsi le mani, rispettare tutte le regole di igiene. Si devono evitare gli assembramenti, tracciare i contatti, rispettare rigorosamente la quarantena e l’isolamento fiduciario».

Sulla mascherina obbligatoria anche all’aperto:

«Se tutti osservassero le norme, non sarebbe necessaria. Non è così e dunque potrà essere inevitabile».

Ciciliano indica quali sono i luoghi più a rischio:

«Abbiamo osservato che nei centri commerciali, così come nel settore della ristorazione c’è una tendenza ad osservare le regole, forse nel timore di nuove chiusure. Il problema sono gli assembramenti davanti alle scuole e nei quartieri della movida la sera, quando arrivano i ragazzi che sono meno propensi a utilizzare le protezioni».

Sugli stadi, esclude che ci possa essere un ripensamento sui 1000 tifosi attualmente previsti.

«Lo escluderei. Anzi direi niente stadi, niente discoteche, niente congressi, niente eventi con tanta gente. Evitiamo tutte le situazioni dove è difficile il controllo delle persone. E attenzione alle frontiere».

Parla anche del ritardo nel comunicare l’esito dei tamponi alle persone che sono in casa, in quarantena.

«Il ritardo nella diagnostica effettivamente è un problema. Per questo abbiamo dato parere favorevole all’utilizzo dei test rapidi antigenici per incrementare le capacità di screening».

Test che, spiega, sono comunque meno attendibili del tampone classico.

«Possiamo dire che l’esito negativo è attendibile, in caso di positività si deve effettuare il tampone molecolare. È comunque uno strumento utile per rendere più brevi i tempi di attesa».

Il sistema sanitario, conclude, per ora regge.

«Perché si riescono a intercettare i casi in maniera tempestiva. È ovvio che se i numeri aumenteranno in maniera importante gli ospedali rischiano di andare in affanno. Negli ultimi mesi abbiamo lavorato ad un aumento delle terapie intensive in maniera consistente però adesso non sottovalutiamo l’aumento continuo, anche se lieve, dei posti occupati nelle terapie intensive. Rispetto a tutti gli altri Stati, abbiamo accumulato un tesoretto grazie alla responsabilità dei cittadini, buttarlo via adesso sarebbe uno scempio».

 

 

 

 

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