Il Napoli è stato processato (senza difesa) in diretta tv per aver seguito la legge. Figuriamoci come sarebbe stato massacrato se avesse contagiato CR7
Metti che l’Asl Napoli1 non avesse “consigliato” al Napoli di non partire per Torino. Metti che il Napoli fosse salito sull’aereo, e fosse sceso in campo, allo Stadium. Metti che Juventus-Napoli si fosse giocata regolarmente. A rigor di protocollo, il Napoli ora sarebbe sotto assedio mediatico: colpevole senza processo – come usa sui social, sommari per definizione – di procurato contagio di uno dei due giocatori di calcio più importanti del mondo.
Dove ora c’è la nazionale portoghese, la fuga dalla bolla e il sacro calendario degli impegni internazionali nel mezzo di una pandemia mortale, ci sarebbe De Laurentiis. L’untore. Il patibolo che non tocca al governo mondiale del pallone (troppo ingombrante per rispondere di alcunché) avrebbe accolto il presidente del Napoli. Pronto per la lapidazione.
Già ruminato personalmente dal tribunale dell’indignazione espressa quando fu pescato inconsapevolmente positivo ad una riunione di Lega, avrebbe dovuto rispondere di irresponsabilità oggettiva: sua la squadra che infetta il campione, suo il dolo eventuale. Avrebbe rispettato le regole, certo. Quelle ora invocate a denti stretti dalle istituzioni del calcio italiano per tenere in piedi il giocattolo, ma a chi sarebbe importato. Non funzionano così, i linciaggi virtuali.
Sull’indigestione da cozze la “bestia” juventina (la platea social dei tifosi bianconeri che si muove per ondate, sul filo del cyberbullismo) ha costruito giornate intere di traffico dati bruciato. Ancora adesso è la risposta a scatto fisso, ovviamente a sproposito. I napoletani (da sempre cantati come “colerosi”, ora vieppiù mangiatori di cozze) che contagiano Ronaldo. Un copione già scritto.
Se la sera stessa della partita che poi non s’è giocata, Sky è riuscita ad imbastire una corte d’appello tv con solo l’accusa ad arringare. Se quella sera il Presidente della Juventus ha potuto sostare davanti ai microfoni per una mezzora buona, suggerendo più o meno velatamente che il Napoli non avesse rispettato il protocollo (“altrimenti l’Asl non sarebbe intervenuta”), elogiando al contempo l’asetticità della bolla bianconera, cosa sarebbe accaduto ora?
Se il Napoli avesse giocato, se i potenziali positivi azzurri avessero alitato e sputacchiato senza mascherina in faccia a Ronaldo, ora staremmo scrivendo una storia diversa. Nella quale il protagonista non è la superstar che rifiuta il ritiro precauzionale per rispondere alla chiamata del Portogallo, innescando l’evasione di altri sei compagni, ma il Napoli. Facile capro espiatorio di un sistema che non ammette errori ma solo alibi.
L’arrampicata agonistica sugli specchi cui assistiamo anche in queste ore, con le istituzioni che balbettano principi giurisprudenziali che non reggono il confronto con la realtà, avrebbe preso tutt’altro giro. Avrebbe trovato un altro sfogo, la pastoia del tifo aprioristico e ignorante. L’allucinazione del virus rinfacciato per fede calcistica. Sarebbe scoppiata una caciara che avrebbe coperto la sostanza dei fatti: il calcio, i giocatori, persino i supereroi come Ronaldo, devono prendere coscienza di com’è fatto il mondo là fuori. Le Asl non hanno potuto salvare Ronaldo, ma il Napoli sì. Dal destino scontato di vittima designata.