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Addio a Pasquale Casillo il presidente del Foggia dei miracoli

Scoprì Zeman e con lui (e Pavone) creò Zemanlandia. Le traversie giudiziarie, il tentativo di ripresa (ancora col Foggia) e poi la resa.

Addio a Pasquale Casillo il presidente del Foggia dei miracoli

I più giovani non sapranno nemmeno chi fosse. Lui, Pasquale Casillo, è stato uno degli ultimi presidenti del calcio old style. Arrivò dopo Rozzi, Anconetani. Ma lasciò un segno non meno marcato nel calcio. La sua immagine e la sua storia resteranno calcisticamente per sempre legati al Foggia di Zeman (e di Peppino Pavone) con cui raggiunse la Serie A. Oggi, è morto a 71 anni. E stato editore del Roma, ed è sempre stato soprannominato il re del grano. Era di San Giuseppe Vesuviano.

In realtà quello tra Casillo e Zeman fu un rapporto anche tormentato. Alla fine degli anni Ottanta, Casillo lo esonerò perché aveva scoperto un abboccamento del boemo col Parma. Il Corriere ricorda che quel Foggia raggiunse la B con Caramanno in panchina e che la promozione venne festeggiata alla Berlusconi con Casillò che atterrò in elicottero allo Zaccheria.

Po, però, Zeman tornò. E diede vita al Foggia che entrato nei libri di scuola del calcio, col tridente Baiano Signori Rambaudi. Quanti ne lanciò quella squadra, impossibile ricordarli tutti: Di Biagio, Stroppa, Padalino. Grazie a Zeman, acquistava calciatori sconosciuti e li rivendeva come campioni.

Ebbe guai giudiziari da cui uscì tanti anni dopo. All’uscita dal carcere ad attenderlo c’era Sdegno (come lui chiava Zeman). Nel 201o riprovò a ricreare il mito del Foggia. Sempre com Zeman. Al posto di Signori c’era Lorenzo Insigne. Zeman ripartì per la seconda fase della sua carriera, il Foggia si fermò in C.

Scrive così Michelangelo Borrillo sul corriere.it

Casillo — rimasto questa volta non solo senza aziende ma anche senza il suo tesoro calcistico, Zeman — dovette alzare bandiera bianca con la mancata iscrizione del Foggia al campionato solo due anni dopo aver ricominciato l’avventura e «per meno di 100mila euro», come si lamentò all’epoca: «Non mi ha aiutato nessuno, a me mi vogliono bene solo i poveri». I tifosi del Foggia, dopo averlo venerato per anni, lo contestarono come mai avvenuto, prima e dopo, nella centenaria storia del club. Dall’altare alla polvere, come successo a ben più grandi condottieri della storia. E come per Napoleone, ci si chiede se fu vera gloria. In attesa della risposta dei posteri, certamente si può dire che fu vero calcio.

Se non lo avete ancora visto, qua c’è Zemanlandia un documentario su quegli anni.

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