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Novella Calligaris: «Le nuotatrici della Germania Est erano vittime, strappate alle famiglie»

Intervista al Corriere della Sera: «C’è chi è morta, chi ha avuto figli deformi, chi ha cambiato sesso. Battendo loro, l’Occidente mi ha visto come la prova che nulla è impossibile»

Novella Calligaris: «Le nuotatrici della Germania Est erano vittime, strappate alle famiglie»

Bella intervista del Corriere della Sera a Novella Calligaris prima nuotatrice italiana a vincere una medaglia olimpica, nel 1972. Racconta delle atlete della Germania dell’Est.

«Lo choc era enorme. Quando camminavo verso i blocchi di partenza speravo che quella davanti o quella dietro non inciampassero: sarei finita come una sottiletta in un panino. Così sdrammatizzavo anche la differenza fisica. Avendo frequentato una scuola tedesca, parlavo la loro lingua; ma la Stasi mi impediva di avvicinarmi e di socializzare. Erano vittime, non carnefici. Erano strappate alle famiglie e non potevano rifiutarsi. C’è chi è morta, chi ha avuto figli deformi, chi ha cambiato sesso. Però anche questa è stata la mia fortuna: battere chi era più uomo che donna ha fatto sì che l’Occidente mi vedesse come la prova che nulla è impossibile. Ancora oggi, se ho un problema, mi dico: hai sconfitto le tedesche della Ddr, puoi superare pure questa».

Bisognerebbe riscrivere la storia dei podi e dei record?

«No: loro hanno avuto solo lo sport. Lasciamo almeno le medaglie: togliere pure quelle sarebbe una crudeltà».

Gli anni della contestazione

«Le mie medaglie più importanti coincidono con due fatti tragici: la strage ai Giochi 1972 e il golpe in Cile del 9 settembre 1973. Anche l’Italia aveva i suoi guai: i giovani si ribellavano e trovavano difficoltà a dialogare nella società. A Padova (la sua città, ndr) c’erano Freda e Ventura, ma c’era anche la contestazione dell’estrema sinistra. I miei decisero di portarmi via: mio fratello era militare a Roma e la capitale era comoda anche per papà, che girava per l’Europa e aveva bisogno di un aeroporto».

Perché si è ritirata a soli 19 anni?

«Perché avevo raggiunto gli obiettivi che mi ero posta. La famiglia premeva poi affinché “rientrassi” nella vita: e anch’io volevo nuove sfide».

Mark Spitz disse: la vera rivelazione dei Giochi di Monaco è quell’italiana piccolina.

«Be’, c’era una storiella tra me e Mark... Ma vedermi così normale nel fisico aveva impressionato lui e i tecnici. Anche gli australiani vennero a studiarmi: il loro capo allenatore mi regalò un koala imbalsamato».

Qual è la donna italiana dello sport?

«Federica Pellegrini. Più della Vezzali? Sì. Anche Valentina ha avuto una longevità straordinaria, ma io misuro l’impatto: Federica ha fatto presa sulla gente. Ha reso popolare il nuoto ed è andata oltre il suo sport».

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