ilNapolista

Il Napoli dà la sensazione di essere alla soglia della propria pensione

La trasferta a Barcellona ha suggerito un certo sapore di viaggio nelle zone termali al termine del periodo contributivo. Più di qualche giocatore è a proprio agio lontano dal fuoco

Il Napoli dà la sensazione di essere alla soglia della propria pensione
Insigne, Mertens e Callejon a Bologna

Dobbiamo dirlo, per circa un decennio ci siamo molto divertiti. Almeno io, personalmente, moltissimo. Il Napoli è stata l’unica autentica avventura culturale della città che io ricordi in circa quarant’anni di vita. Abbiamo inseguito a lungo il salto di qualità, la capacità di superare noi stessi e gettarci oltre l’ostacolo – quel blocco psicologico che chiamiamo, per assenza di parole, mentalità vincente. Un po’ tutti dicevamo che in città era impossibile.

In alcune sere ci siano riusciti, quasi sempre quando abbiamo dimenticato chi eravamo, abbiamo smesso di pensare e lasciato che il pallone ci giocasse con quel minimo di dovuta incoscienza, in barba a tutti gli analisti del settore. Quando abbiamo picconato i nostri valori marmorei, costringendo giocatori troppi sereni a vivere le proprie paure senza soffermarsi troppo sul cosa sarebbe accaduto il giorno dopo. Ed imparando anche noi a fare lo stesso, nelle nostre vite minori.

Nella mia mente sono incastonati come gemme alcuni momenti indimenticabili: la coppa Italia vinta a Roma contro la Fiorentina ad infrangere un incantesimo, la serata trascendentale a Wolfsburg, le braccia spalancate e serene di Koulibaly dopo il gol a Torino, la notte enorme ed infinita della vittoria contro il Liverpool a tempo scaduto, l’abbraccio della panchina attorno al capitano che segna a Salisburgo con l’allenatore che gli urla: “Che ti avevo detto?”.

Poi c’è il tempo, che Sergio Leone disse, a commento del suo ultimo e definitivo capolavoro, “Cambia le persone e le cose”. È trascorso e non potrebbe essere altrimenti. Il Napoli dà la sensazione di essere alla soglia della propria pensione. La trasferta a Barcellona ha suggerito un certo sapore di viaggio nelle zone termali al termine del periodo contributivo. Si è tanto parlato degli allenatori che vengono a svernare all’ombra del Vesuvio ma l’impressione è che più di qualche giocatore sia a proprio agio lontano dal fuoco, viva con maggiore serenità avendo tre reti di svantaggio che il pensiero di dover rimontare avendone l’opportunità. Non è un dramma: invecchiamo tutti e forse a tutti noi faranno più gola, col tempo, una sauna rigenerante e l’acqua minerale delle sorgenti termali piuttosto che la voglia di ripiombare in un casino. Vedremo.

Per ora, rimane la testimonianza di uomini, partite, storie, mesi e giorni: si accende una scintilla solo se si prova a lottare, qualche volta, contro la propria natura. Se si scende in strada e si esplora qualche altrove. Se si diventa stranieri.

Quando, ancora in vita, si iniziano a imbastire simboli, a celebrare record o allestire commemorazioni, si sta iniziando una lunga ed inutile lotta contro il tempo. Che, almeno ad oggi, di partite, in casa e fuori, non ne ha perse mai.

ilnapolista © riproduzione riservata