ilNapolista

Dal Dortmund al Liverpool, le notti europee che esaltano Insigne

Contro il Barça la trentesima partita in Champions. Ha segnato a tante grandi d’Europa: al Psg come al Real Madrid quando ammutolì il Bernabeu

Dal Dortmund al Liverpool, le notti europee che esaltano Insigne

La trentesima in Champions potrebbe essere indimenticabile. A Barcellona, contro Messi, a porte chiuse, al Camp Nou: un’atmosfera unica, un insieme di circostanze che mescola ulteriormente le carte e dà speranze per un passaggio che sarebbe storico. Lorenzo Insigne proverà ad esserci, d’altronde è lui l’uomo delle notti dove tutto può succedere. Sarà una corsa contro il tempo, cercando di recuperare dalla lesione al tendine dell’adduttore che si è procurato all’ultima di campionato, contro la Lazio. Ci sarà bisogno del miglior Napoli sabato e lui ne fa parte indiscutibilmente per Gennaro Gattuso, che gli ha costruito la squadra intorno.

In Champions League 29 presenze e 10 reti quasi tutte d’autore, cui ne va aggiunta una ai preliminari. Indimenticabile la prima, al suo esordio nella massima competizione europea: era contro il Borussia Dortmund di Klopp (allora vicecampione d’Europa) che venne anche allontanato dal campo e guardò la partita col custode del San Paolo nello stanzino. Una punizione perfetta diede al Napoli tre punti, il portiere Langerak si ruppe due denti sbattendo contro il palo nel tentativo di pararla. Bissò nella gara di ritorno in Germania (sconfitta 3-1), ne fece le spese Weidenfeller infilato in uscita con un tocco sotto. Ma in quella stagione, a dir la verità, ad essere beffata fu proprio la squadra di Rafa Benitez, eliminata con quattro vittorie e 12 punti conquistati.

L’unico gol dell’edizione 2016/17 fu al Bernabeu. Più della spettacolarità, come si può immaginare scrivendo di una conclusione da quasi 30 metri, fu una rete di pura furbizia. In corsa, di prima intenzione, piazzata quanto basta per sorprendere Keylor Navas che non si aspettava il tiro. Il Napoli perse 3-1, ma Insigne rubò la scena con quella prodezza. Un giocatore del Real Madrid, fermatosi a chiacchierare con alcuni giornalisti italiani incontrati al ristorante dopo la partita, disse  che Lorenzo merita questi palcoscenici. Indicò lui, quando gli chiesero chi fosse il vero talento della squadra.

L’anno dopo gli azzurri non superarono il girone, ma fu la sua stagione più prolifica. Tre reti, una ad ogni avversaria. Lo stesso rendimento lo mantiene anche al primo anno di Carlo Ancelotti sulla panchina del Napoli, ancora più prestigioso: segna al Liverpool, mette la firma col Paris SaintGermain sia al San Paolo sia a Parigi. Ma anche in questo caso, si consuma un’eliminazione paradossale, quel solito garbuglio di differenza reti e classifica avulsa che alla fine sfavorisce sempre la stessa squadra.

Quest’anno una sola rete, al Salisburgo. Quella dell’abbraccio ad Ancelotti, l’ultimo momento di sintonia in un rapporto troppo complicato. Il Napoli ora ha un altro appuntamento con la storia, per arrivare ai quarti di finale dove non è mai approdato, nemmeno con Maradona. Sarà anche un po’ la partita di Diego, del suo passato, del suo erede naturale. Insigne spesso si esalta, in contesti del genere. Magari regalerà una prodezza delle sue, esulterà con un grido liberatorio poi metterà le mani a forma di cuore e manderà baci alla telecamera, visto che in tribuna non ci si può sedere.

In ogni caso l’importante sarà esserci, anche solo per non convivere con un rimpianto così grande e tanto a lungo, dal momento che il Napoli dovrà aspettare almeno un anno prima di rigiocare la Champions League, senza contare l’eventualità obiettivamente remota che gli azzurri riescano ad alzare la coppa. Ma sognare non costa nulla, e Insigne è necessario per mettersi in condizione di farlo.

ilnapolista © riproduzione riservata